“Se vuoi costruire una nave non radunare gli uomini
per raccogliere legna e distribuire i compiti,
ma insegna loro la nostalgia del mare”
(Antoine de Saint- Exupéry)

La Nostalgia del mare
Prima ancora di essere una fatica cui si piegano uomini schiavi o una necessità per la soddisfazione di bisogni naturali, il lavoro è una originale vocazione. È un richiamo appassionato. Esprime il desiderio dell’uomo di entrare in rapporto positivo con la realtà, di conoscerla, di percorrerla fin dove egli può arrivare e trasformarla, per scoprire ciò che ognuno di noi è. Mettendo in gioco la propria libertà.

La Meraviglia del fare
Con il lavoro l’uomo fa la scoperta che dall’uso coordinato delle proprie mani e dalla propria mente può nascere qualcosa che prima non c’era. Non c’è auditorium senza laboratorium, non esiste il “saper pensare” senza “il saper fare”, non c’è astratto senza concreto, non esiste esercizio che non abbia la possibilità di essere vissuto e pensato come problema.
Intelligenza e ragione, esperienza e manualità non sono solo capacità, ma elementi del proprio originale modo di essere persona.

 

“… non fa scienza, senza lo ritener, aver inteso”
(Dante Alighieri)


Il frutto del lavoro non è semplicemente un prodotto, ma un’opera perché dice di uomini. E’ il segno di un’esperienza, di chi agisce e racconta a se stesso e agli altri, riscoprendosi uomo tra uomini.
Il lavoro è un fatto culturale, come ben indica la radice etimologica che deriva dal latino “colere”: è l’atto del prendersi cura del reale. I giovani devono potersi confrontare con il patrimonio di conoscenze, invenzioni, tecniche e valori che la tradizione ha nei secoli tramandato