La forcola

Cos'è

A cosa serve

La storia

La costruzione

 

Cos'è

La forcola è lo scalmo (l’appoggio) sul quale si fa perno con il remo per vogare sulle barche veneziane come la gondola.

A cosa serve

La voga alla veneta è tipica e dipende dalle caratteristiche delle città come Venezia: i canali stretti e totalmente edificati hanno imposto al vogatore di perfezionare una voga in piedi, possibilmente alta (sulla poppa della gondola e delle altre grosse barche da lavoro per migliorare la visuale e la manovrabilità) ed asimmetrica (per ingombrare il meno possibile). Per questo si è imposta la necessità di avere uno scalmo sul quale il remo potesse lavorare agevolmente, passando da un punto d’appoggio ad un altro in modo da ottimizzare la spinta, da permettere ogni tipo di manovra e soprattutto di consentire di procedere dritti pur vogando su di un unico fianco.
A questo scopo la forcola ha assunto le forme scultoree che la caratterizzano; mentre il remo ha delle linee e dei volumi particolarmente idrodinamici. Inoltre in tutti i posti di voga d’ogni tipo di barca la forcola ha una forma particolare, questa è anche variabile in rapporto alle caratteristiche corporee e di stile di voga d’ogni singolo vogatore. Alcune variabili estetiche aumentano ulteriormente la gamma di forme di questo repertorio già ricco di per se.
Soprattutto le forcole da poppa permettono molteplici funzioni del remo: c’è il punto per la partenza, quello per la voga lenta e nei canali stretti, quello per la voga veloce da soli, un altro per la voga con un altro vogatore a prua, il punto d’arresto, quello per la voga all’indietro e altri punti dove appoggiare il remo nelle varie manovre. L’immagine sottostante mostra uno dei modelli più complessi per l’insieme delle sue forme e più completi dal punto di vista funzionale, quello del “pupparin”, un’imbarcazione simile alla gondola e lunga circa 10 metri.

La storia

I costruttori di forcole erano, e sono, gli stessi che costruiscono i remi: i remèri. Essi erano associati in corporazione dal 1307 e, come rivela il nome, erano importanti per la costruzione delle migliaia di remi necessari alla Serenissima più che per la costruzione delle forcole. Queste erano ricavate da scarti della lavorazione delle barche ed erano molto semplici: nel XVI sec. la forcola era una tavola piatta con uno o due incavi semicircolari (morsi) dove appoggiare il remo. Nel secolo successivo le forcole, pur rimanendo piatte cominciano ad aumentare di spessore ed a piegarsi in avanti; i volumi permettono al remo di lavorare meglio e l’oggetto va assumendo sempre più forza scultorea. Nel XVIII sec. abbiamo la prima testimonianza della sanca: della forte curva che si sviluppa in profondità migliorando notevolmente la resa dei movimenti di manovra. La forma diventa particolarmente complessa e la tridimensionalità dello strumento forcola le consente di diventare punto di giunzione tra le linee dello scafo e le necessità ergonomiche del vogatore.
Oggi il punto d’appoggio del remo, il morso è posto nello spazio nel luogo più consono alla voga, prescindendo dalla forma dello scafo. Per migliorare la resa della spinta si approfitta della plasticità della forcola per portare più all’esterno il morso aumentando il braccio di leva. L’evoluzione della tecnica di voga oggi richiede che i pesi siano spostati più a prua; quindi la forcola da regata è tutta protesa in avanti.
La forcola ha così assunto le forme scultoree che la caratterizzano; mentre il remo ha delle linee e dei volumi particolarmente idrodinamici. Inoltre in ogni posto di voga la forcola ha una forma particolare, questa è anche variabile in rapporto alle caratteristiche corporee e di stile di voga d’ogni singolo vogatore. Alcune variabili estetiche aumentano la gamma di forme di questo già ricco repertorio. Ad esempio le forcole da poppa per gondola permettono molteplici funzioni del remo con vari punti dove appoggiare il remo nelle varie manovre.

La costruzione

La forcola è ricavata da un quarto di tronco. Per la forcola da poppa per gondola si usano dei tronchi, soprattutto di noce, con 60 cm. di diametro. Ancora freschi vengono tagliati in quarti e scortecciati. Stagionati per un paio d’anni vengono troncati a misura di un metro. Si procede per approssimazioni successive controllando sempre lo svilupparsi del lavoro. Il remèr gira continuamente attorno alla morsa e spesso il lavoro si trasforma in una lotta a corpo a corpo con la forcola. Quando i volumi e le superfici sono pronti si procede alla lisciatura col raschietto e la carta vetrata. La forcola è adattata al buco predisposto per accoglierla e poi viene firmata e numerata. la finitura è a più mani d’olio paglierino diluito per aumentarne l’assorbimento.

Tratto da Forcole del remèr Saverio Pastor - Venezia 1999