L'Associazione TreeLLLe nel suo
Quaderno n. 4 del Luglio 2004, di cui è disponibile una
Sintesi (gratuita per chi ne faccia richiesta), si interroga su
“Quali insegnanti per la scuola dell’autonomia?”
ed offre una serie di dati, analisi e proposte per valorizzarne la
professione.
La ricerca, dopo essersi soffermata sul profilo psico-sociologico degli
insegnanti, ne passa in rassegna le principali anomalie rispetto alle
tendenze europee, anomalie di sistema e anomalie della
professione.
Le proposte di TreeLLLe hanno il merito di essere esposte
puntualmente e rispettivamente per ogni genere di anomalia denunciata.
In premessa si denuncia lo stato di difficoltà che si incontra oggi a
correggere “un insieme di scelte politiche e gestionali che si sono
succedute e consolidate nella seconda metà del secolo scorso; i riformatori
e i protagonisti recenti sono costretti a misurarsi con tale realtà e
incontrano notevoli difficoltà.”
Sembrerebbe di capire che la principale consiste nella mancanza di un
“sostegno di una pubblica opinione informata e consapevole della
gravità e della complessità della situazione da affrontare”.
Il fatto però che la stessa ricerca dimentica di osservare quanta (poca o
molta non importa) sensibilità sta crescendo nella scuola per i temi della
qualità e del sistema di valutazione, dimostra che i limiti della pubblica
opinione non dipendono da un destino cieco e baro, ma dalle scelte che gli
stessi opinion makers quotidianamente fanno.
L’Associazione TreeLLLe è, oggi, un autorevolissimo opinion maker e
potrebbe, autorevolmente, differenziarsi da quella “grande stampa”, che così
poca attenzione concede alle fatiche di quanti nella scuola puntano a far
maturare un clima di autovalutazione.
Chiarissima, al contrario, appare la denuncia dell’
“assenza di un maturo associazionismo professionale che,
indipendentemente dalla contrattazione dei sindacati di categoria, promuova
l’identità e il miglioramento della professionalità docente.”
Immaginino i nostri lettori quanto danno possano provocare alla società
tutta quei docenti che, privi essi stessi di “un maturo associazionismo
professionale”, nulla fanno perché tra gli studenti nasca e cresca proprio
quella spinta associativa, senza la quale qualsiasi istituzione finisce con
l’appassire.
Per la lettura diretta del “Quaderno”
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