Corporazioni e Universitates: le cellule della vita sociale medievale e della prima età moderna
Oltre l’antitesi individualismo-collettività
All'origine della storia dell'Occidente non c'è l'individuo: noi oggi siamo portati a considerare la società, la politica, i rapporti che gli uomini stabiliscono fra di loro alla luce di una concezione individualistica dell'uomo.
Infatti oggi concepiamo la società come un insieme di individui autonomi, liberi, tutti uguali fra di loro, dotati delle stesse potenzialità, volti a ricercare un ruolo all'interno della società in forza di posizioni di partenza identiche e in competizione libera e aperta: tutti nascono uguali, non ci sono differenze qualitative che separano gli uomini in ordini, ranghi, gruppi, ordini separati tra loro e destinati ad assegnare responsabilità e privilegi diversi. Gli uomini ci appaiono oggi chiamati a competere individualmente in alternativa agli altri: l'identità umana è frutto di una conquista che si può affermare separandosi dagli altri al di sopra dei legami che uniscono gli uomini. Il singolo individuo afferma se stesso quanto più si emancipa e si libera dei legami che lo stringono agli altri, trovando in se stesso le ragioni della propria forza.
Ma questo non è il modello di vita sociale che caratterizza la storia dell'Occidente nell’epoca medievale e nella prima età moderna.
In quei periodi infatti non solo era assente una concezione individualistica e atomistica dell'uomo, ma mancava anche l'idea di una società concepita in forma ideale come insieme complessivo degli individui, come totalità astratta che si pone di fronte all'individuo ed è chiamata a fissare le norme in base alle quali i singoli sono destinati a competere.
Il ruolo dei corpi sociali nel Medioevo
Nel Medioevo non esistevano le due polarità tipiche della società contemporanea: l'individuo autonomo e la collettività astratta. La società medievale era invece fondata su un fattore centrale attorno al quale tutti i fenomeni sociali gravitavano: gruppi, associazioni, realtà superindividuali, corpi all'interno dei quali si realizzava la vita sociale. La società viveva, si rendeva concreta all'interno di tali realtà senza contrapposizione tra individuo e società. La gestione della bottega realizzata dal singolo imprenditore si rendeva concreta nella corporazione di tutti i produttori del suo settore: il macellaio viveva la sua appartenenza alla società globale concentrandosi negli stretti rapporti tra i macellai della città. L'aggregazione comunitaria diventava un'isola dentro la società più vasta: diventava l'orizzonte quasi esclusivo delle attività del singolo. Il tessuto associativo intermedio era perciò il luogo in cui per l'uomo medievale si realizzava il nesso con la società.
Numerosi testi oggi (tra questi è significativo: a cura di D. Zardin Corpi, “fraternità”, mestieri nella società europea, ed. Bulzoni, 1998) sottolineano il ruolo di questa area di mediazione tra individuo e società, tanto importante per chi vuole comprendere la civiltà medievale evitando il rischio di proiettare su di essa in forma anacronistica concezioni sociali contemporanee: «Per un lungo tratto della storia d'Occidente motore della vita sociale non è stato l'individuo inteso come entità autonoma ed autosussistente. Gli individui, riconoscendosi tra loro diversi, naturalmente sono sospinti a mediare la propria partecipazione al corpo totale della collettività inserendosi nel tessuto intermedio, unendosi in corpi ed associazioni tra persone legate alla stessa sfera sociale che hanno assorbito la gestione in forme pluralistiche dei diversi segmenti che componevano la vita della società». (p. 9)
Quali erano le diverse sfere in cui si ramificava e si suddivideva la società? La gestione del lavoro, la produzione, il mercato si suddividevano in diversi rami e settori limitati a specifiche aree di competenza: in tal modo il governo della produzione e del mercato non aveva più un unico centro direttivo, ma era amministrato nei diversi rami in cui le attività produttive si differenziavano. Tale processo avviene con gradualità nel tempo: prima i mercanti si rendono conto di doversi associare tra loro differenziandosi, ad esempio, dai notai, poi capiscono che devono suddividersi al loro interno, separandosi nei diversi settori merceologici, ecc. La moltiplicazione di corpi e associazioni produce perciò una frantumazione del governo del mercato.
Un altro campo in cui si sviluppa un'organizzazione di tipo corporativo e l'esercizio delle professioni intellettuale - medici e avvocati in particolare, tenendo anche conto del fatto che l'Università si articolava negli studi di medicina, diritto e teologia -. Tali corpi diventano così importanti da trasformarsi in un filtro che abilita all'esercizio della professione: per svolgere un mestiere o una professione occorre dimostrare davanti alla corporazione le proprie competenze e abilità nel settore entro cui si vuole sviluppare la propria attività. L'università stessa è una corporazione che si autogoverna: universitas studiorum. Non esiste un sistema di istruzione centralizzato, così come non esiste una struttura unitaria dell'amministrazione della giustizia: anch'essa tendeva a frammentarsi nei diversi corpi che si formavano nell'organismo della società. Una controversia sull'eredità, ad esempio, veniva riportata all'autorità della corporazione che si poneva come arbitro.
Anche sul piano religioso i fedeli non erano uguali tra loro, ma riconoscendo la loro peculiarità tendevano a separarsi in confraternite e devozioni: esse segmentavano il corpo della Chiesa cittadina in membra diverse che si ricomponevano poi nell'organismo generale della Chiesa. Le confraternite si incaricavano di gestire i rapporti con il mondo dell'aldilà: anche le anime non si raccoglievano in una massa anonima: i defunti mantenevano i legami di solidarietà che avevano uniti ai corpi e alle confraternite che li avevano uniti nel mondo terreno. Sia le corporazioni di mestiere sia le confraternite religiose avevano come consuetudine comune di partecipare al funerale dei propri associati e mantenevano viva la memoria dei defunti celebrando riti di suffragio in ricordo degli scomparsi. La solidarietà del corpo sociale invadeva quindi anche lo spazio della morte. Un altro interessante indizio della mentalità corporativa è la creazione di colonie di lavoratori immigrati nelle città italiane o europee. I cittadini stranieri creavano associazioni che si raccoglievano magari intorno ad una chiesa intitolata al loro santo patrono e che aveva un riconoscimento giuridico, una propria rete assistenziale, propri ospedali.
La permanenza del modello dei corpi sociali nell’Europa della prima età moderna.
La struttura corporativa di una società così articolata e frazionata non si è dissolta con la fine del Medioevo ma si è tramandata ancora nel Rinascimento e per tutto il corso della prima età moderna..
Anche la Riforma religiosa, che da Lutero in poi porterà l’Europa ad una divisione confessionale irreversibile, per quanto contesti il fondamento religioso del frazionamento confraternale e corporativo della società in nome del “sacerdozio comune” di tutti i fedeli cristiani, riconobbe la necessità dell’ordinamento comunitario della vita associata.
Le differenze e le articolazioni dei diversi ordini sociali sono così rimaste in piedi e la struttura corporativa è stata la base della società sino alla caduta dell'Antico Regime. Le corporazioni di mestiere sono rimaste i pilastri del governo dell'economia urbana sino quasi alla fine del Settecento.
Ancora fino alla fine del Settecento ad esempio la società in Francia e in Italia era organizzata in forme pluralistiche. In particolare in Italia ancora L. A. Muratori descrive l'uomo alla luce delle categorie economiche e sociali di stampo aristotelico: saranno le riforme dei sovrani illuminati a sopprimere le corporazioni alla fine del Settecento
E’ l'affermazione dei principi dell'Illuminismo e l’avvento della Rivoluzione Francese che producono quel salto antropologico che condizionerà la concezione della vita sociale di tutta l’età contemporanea.
Come funzionava il mondo sociale del modello corporativo?
Fino a tutto il periodo dell’Antico Regime la struttura della società era concepita come un mosaico, una costellazione di corpi inferiori, e la società stessa nel suo insieme era considerata come una grande corporazione che riuniva in sé le corporazioni minori che erano sorte nelle diverse sfere dell'attività umana.
La società si concepiva essa stessa come universitas. Le corporazioni erano del resto definite proprio da questo termine latino. L'universitas indica l'insieme dei soggetti e delle realtà convergenti a un unico scopo, gravitanti intorno ad un unico centro. Tali universitates assumevano uno sviluppo così significativo da diventare interlocutori dello stesso governo politico dell'autorità comunale. La nascita del comune medievale ad esempio può essere spiegata solo alla luce delle corporazioni: il comune stesso è una corporazione che riunisce i capifamiglia che risiedono sul territorio nella particolare forma di universitas degli abitanti della città o del villaggio.
Per capire il funzionamento della società medievale e della prima età moderna bisogna fare ricorso alla simbologia del corpo: un organismo, insieme di parti o membra diverse che cooperano tra loro spartendosi le diverse funzioni di cui il corpo ha bisogno per esistere come tale, una totalità organica frutto di tante parti che devono convivere, mantenendo e svolgendo adeguatamente la propria funzione per vivere e crescere, secondo l'antico apologo latino. La mentalità corporativa suggerisce l'idea che gli uomini non solo nascono diversi e sono portati ad associarsi e a coltivare un particolare legame di solidarietà con i propri simili, ma sono destinati a svolgere compiti differenziati: il contadino non può svolgere il lavoro del mercante e viceversa.
Nel teatro spagnolo del Seicento Calderòn de la Barca afferma che la società è un palcoscenico dove devono coesistere tanti attori diversi che svolgono ruoli non sovrapponibili. Imparando a svolgere bene il proprio ruolo ciascun corpo sociale riscuote la stima degli altri settori della società e contribuisce a sviluppare il suo organismo.
Non esiste quindi un'autorità suprema che ordina e coordina le parti, un centro direttivo unitario da cui si diramano gli ordini: alle singole parti viene riconosciuta la propria sfera di autonomia e di autorità. La società appare come un organismo complesso con una pluralità di centri di governo suddivisi capillarmente: l'esercizio del potere è condiviso dai corpi minori. Il potere è compartecipato, in forma di condominio con i singoli corpi dentro il corpo generale della società.
In questo senso la società è ben differente dallo Stato in senso moderno, tant'è vero che il termine res publica, utilizzato comunemente nel Medioevo, designa ancora la società organizzata come corpo nella prima età moderna (cfr. il pensiero di Jean Bodin).
Il potere politico (esterno alla strutturazione delle singole parti dell’organismo sociale) del comune, del principe o del signore interviene solo dove il singolo corpo non può arrivare, dove i singoli corpi devono entrare in collegamento, nelle reti di connessione tra i corpi, dove le risorse private non bastano più: per difendersi dalle aggressioni esterne alla città o al “paese”, per garantire l'ordine pubblico, per costruire strade, per superare i limiti e le carenze dei corpi inferiori.
E così fino a quando i singoli corpi hanno provveduto a una forma di protezione sociale, di assistenza per i loro membri in difficoltà, il potere politico non ha avuto bisogno di creare ospedali o gestire in proprio le strutture assistenziali: queste ultime non nascono infatti dal potere pubblico, ma dall'associazione di cittadini, gruppi, ordini religiosi. E’ solo dalla svolta illuminista in poi che il potere pubblico estenderà la sfera della propria influenza sociale fino a ritenere che esso deve provvedere alla felicità dei cittadini, alla pubblica istruzione, ecc., abolendo ruoli e compiti dei corpi sociali via via sempre più marginalizzati fino a scomparire o a essere aboliti.
Struttura sociale e cultura cristiana
La struttura corporativa funziona poi in quanto offre cospicui vantaggi materiali e morali ai suoi membri: per condurre ‘con profitto’ la propria esistenza nella civiltà medievale ad esempio è estremamente proficuo inserirsi in un organismo sociale che moltiplica le occasioni di rapporto, garantisce risorse e opportunità agli individui per uscire dal proprio isolamento ed entrare in relazione con gli altri.
Tuttavia tale spinta associativa non è legata solo ai vantaggi che offre sul piano economico-sociale, ma è fondata su una concezione ideale tipica dell'orizzonte culturale del Medioevo e che si prolunga per tutta la prima età moderna.
E’ infatti connessa alla tradizione comunitaria cristiana e trova nella fede il cemento della propria costruzione. Le universitates costituiscono il volto sociale di quell'insieme di rapporti di carità e di fraternità che legano i fedeli della città o del contado, così come sul piano diacronico, la trasmissione di una prospettiva “comunitaria” quale punto di riferimento per tutti coloro che, succedendosi nel corso delle generazioni, costruiscono il corpo di Cristo ripropone lo stesso modello del piano sociale. Simboli e riti della religione cristiana s'inquadrano armonicamente in questa visione, così come i richiami ai doveri di solidarietà favoriscono la tendenza verso la costruzione di diversi corpi sociali. La Bibbia, il grande codice di base di tutta la cultura europea tradizionale, offre una chiave di lettura della società e del cosmo che s'inquadra perfettamente in tale visione. Gli studiosi di filosofia politica ritrovano in diversi e significativi passi la descrizione dello strutturarsi del «popolo di Dio» in corpi, comunità visibili, aggregazioni solidali. Il secondo capitolo della lettera agli Efesini viene addirittura considerato il manifesto del modello corporativo di organizzazione della società.