LE INVENZIONI MEDIEVALI
Che cosa dobbiamo al Medioevo sul piano delle invenzioni e delle innovazioni tecnologiche? A questa interessante domanda Chiara Frugoni risponde (in Medioevo sul naso. Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali, Laterza, Roma-Bari 2001) con due elenchi sconcertanti.
Il primo enumera: gli occhiali, la carta, la filigrana, il libro, la stampa a caratteri mobili, l'università, i numeri arabi, lo zero, la data della nascita di Cristo, le banche, i notai e i Monti di Pietà, l'albero genealogico, il nome delle note musicali e la scala musicale.
Il secondo elenco non è meno sorprendente: i bottoni, le mutande e i pantaloni, le carte da gioco, i tarocchi, gli scacchi e il Carnevale, l'anestesia, gli amuleti e in particolare quelli di corallo, il gatto, i vetri, l'abitudine di sedersi a tavola per mangiare, la forchetta, la pasta, il mulino, il cavallo, la carretta, la bussola e il timone, le bandiere, la polvere da sparo, i fucili e i cannoni, l'orologio a scappamento, il purgatorio e Babbo Natale.
PICCOLE GRANDI IDEE
Noi dobbiamo, così, al Medioevo numerosissimi miglioramenti dei quali beneficiamo ancora oggi e che non possono non farci nutrire un senso di profonda gratitudine nei confronti di questo periodo storico. In questa maniera, Chiara Frugoni prova brillantemente che il Medioevo non é l'epoca delle tenebre, il lungo tempo delle sofferenze che gli umanisti, gli uomini dei Lumi e molti altri hanno voluto e vogliono, ancora oggi, vedervi. Fu invece un tempo di progresso e di godimenti. E compiendo questa dimostrazione, Chiara Frugoni ci dà un'altra grande lezione di storia. Il processo di civilizzazione non è fatto solamente di "grandi" invenzioni che arricchiscono i livelli superiori dell'economia, dell'intelligenza e della spiritualità, ma porta novità e miglioramenti anche — e forse soprattutto — nel campo della cultura materiale, del quotidiano e dei costumi. L'autrice del libro corrobora cosi una nuova concezione della storia che non si limita alla mera considerazione dei grandi uomini (le invenzioni medievali non sono delle volte opera di inventori illustri né conosciuti) e degli avvenimenti importanti (per queste invenzioni non abbiamo in genere delle date precise). II testo dotto e brillante, documentato e pieno di umorismo, corredato da illustrazioni a colori di un'abbondanza e di una qualità sbalorditive, spesso di straordinaria rarità (un bravo all'editore che ha saputo mantenere un prezzo ragionevolissimo), il che non stupisce nel caso di una grande storica dell'arte e iconografa qual è Chiara Frugoni. Ah! Quel naso sormontato da occhiali dell'apostolo di un polittico del XV secolo, quel tesoro comunale di una miniatura bolognese del XIV, quella "stultizia" di un affresco di Giotto a Verona, quella mano "guidonesca" che illustra una miniatura dell'XI secolo da un manoscritto di Montecassino, quel San Martino che divide il suo mantello da un Messale di Ivrea del X secolo, quello scheletro armato di fucile, o meglio di schioppo, di un Trionfo della Morte di Clusone, quella carretta con due vecchi sposi, diretti alla fontana della giovinezza, di un affresco del XV secolo nel castello della Manta e tante altre immagini stupefacenti!
IL PROGRESSO SUL NASO
Chiara Frugoni sa inserire queste invenzioni in alcuni temi essenziali della creatività medievale. Gli occhiali sono legati al trionfo del libro (il domenicano Giordano da Pisa durante una predica nella chiesa di S. Maria Novella a Firenze, nel 1305, si era entusiasmato sull'«arte di fare gli occhiali») con la sostituzione del codice in pergamena — del quale si girano le pagine e che, nelle librerie universitarie a partire dal XIII secolo, si fabbrica all'ingrosso in fascicoli (peciae) — al rotolo antico (volumen), che si svolgeva con difficoltà. II monaco miope si accontentava di ingrandire ciò che leggeva o scriveva con un pezzo di quarzo che gli serviva da lente di ingrandimento.
I nuovi professionisti della lettura e della scrittura hanno bisogno di migliorare i loro occhi. Ed è così che, verso il 1300, arrivano gli occhiali. Chiara Frugoni
con la sua intelligenza storica li mette in posizione, collocandoli sul naso
(Medioevo sul naso), e sempre in prima fila ecco nuovi personaggi della società che si moltiplicano: l'insegnante universitario che guadagna "con il libro in mano" e il mercante-banchiere, che, al pari del notaio, guadagna invece "con la penna in mano". Poiché queste invenzioni, all'apparenza modeste, sono legate alla comparsa di uomini nuovi, che si impongono nella società, ma anche di istituzioni, che il Medioevo inventa e che sono ancora oggi potenti, come l'università e la banca.
Gli storici sono in cerca più di inventori che di invenzioni e, per questo, Chiara Frugoni racconta gli sforzi, talvolta rocamboleschi, proseguiti fino ai nostri giorni per dare un nome all'inventore degli occhiali. Ahimè! Bisogna rassegnarsi al fatto che resti anonimo e a sapere di lui solo che fu probabilmente un laico.
L’INVENZIONE DELLO ZERO
I medici del Medioevo, lo si sa, sono più uomini di libro (doctor cum libro) che di sperimentazione. E hanno dei problemi con l'anestesia, che pure hanno inventato. Gli uomini e i medici dell'antichità non si preoccupavano delle sofferenze dei pazienti, quelli del Medioevo sì. Ma come si vede nella storia del medico Mazzeo della Montagna di Salerno, raccontataci dal Boccaccio. e nella Chirurgia magna di Guy de Chauliac (1363), i chirurghi osano raramente praticare un'anestesia totale per il timore che il paziente non si risvegli dopo la narcosi. Anche il grande Paracelso, che alla fine del Medioevo utilizza sulle galline un nuovo anestetico superiore, l'etere, non osa applicarlo sull'uomo.
Attorno al libro, alla scrittura e al far di conto, fanno la loro comparsa altre invenzioni modeste, e pure decisive. È eccezionale, ad esempio, il caso dei numeri arabi e dello zero, che permisero di compiere le operazioni matematiche in maniera infinitamente più semplice di quanto non avvenisse con i numeri romani (composti da lettere). Colui che diffuse in Italia, e poi nel resto della cristianità, i numeri che gli Arabi avevano mutuato dall'India, loro luogo d'invenzione, é un italiano, il pisano Leonardo Fibonacci, il cui Liber abaci (scritto nel 1202, ma redatto nella stesura definitiva nel 1208) segna la data dell'apparizione in Occidente della numerazione cosiddetta araba. E colui che la diffuse — e che può essere chiamato a buon diritto inventore — non solo non è anonimo, ma è un genio matematico che testimonia del ruolo avuto dagli Arabi nei progressi intellettuali e scientifici dell'Occidente. Fibonacci era figlio di un impiegato della dogana di Bugia, presso Algeri, ed è proprio dai colleghi di lingua araba di suo padre che apprese il loro sistema di calcolo.
IL CALENDARIO CRISTIANO
Si sa che la padronanza del tempo, grazie al calendario, è uno degli aspetti essenziali delle diverse civiltà, cornpresa quella cristiana che, pur conservando i1 calendario giuliano, cosi chiamato perché a stabilirlo fu Giulio Cesare, lo sconvolse adattandolo alla liturgia cristiana. La data di nascita di Cristo rimpiazzò cosi quella della fondazione di Roma e i1 giorno di questa nascita divenne il perno dell'anno cristiano. L'inventore del calendario cristiano fu il monaco di origine scita Dionigi il Piccolo, vissuto nel VI secolo. Fu lui a fissare questa data, che era già festiva, al 25 dicembre, giorno del solstizio d'inverno e festa solare per gli antichi, e l'anno al 753 dalla fondazione di Roma, ma si sbagliò di quattro anni calcolando la data della morte di Erode e questo errore sussiste ancora oggi nel nostro calendario.
Le invenzioni che Chiara Frugoni presenta non solo, per la maggior parte, non sono datate con esattezza, ma il tempo della loro diffusione, che poi è il vero tempo della loro nascita, dura più o meno a lungo. La nuova datazione di Dionigi il Piccolo, ad esempio, non si diffuse in tutta la cristianità che nel IX secolo, all'epoca di Carlomagno, e l'inizio dell'anno, teoricamente fissato dalla Chiesa a Natale, variò a seconda delle regioni e spesso fu trasferito al mese di marzo e al periodo pasquale.
IL VIAGGIO DELLA CARTA
Alla fine del Medioevo intervengono, infine, due invenzioni rivoluzionarie ben note, quelle della carta e della stampa. Fabbricata dai Cinesi già nel II secolo a.C., diffusa in tutto l’'Oriente e nell'Africa settentrionale nel VII secolo, la carta fece la sua comparsa in Sicilia e in Spagna nel IX secolo, raggiungendo di qui lentamente tutta la cristianità. Fabbricata a partire da stracci di stoffa, la carta fece la fama e la fortuna di Fabriano dal XIV al XVI secolo. La sua superiorità, per il minor costo e la maggiore maneggevolezza rispetto alla pergamena, che necessitava di parecchie decine di pelli di vacca o di capra per realizzare un solo libro, la impose come un progresso di grande portata. Il suo trionfo fu poi assicurato, nel XV secolo, dalla stampa. Quella cosiddetta a caratteri mobili fu probabilmente inventata da un personaggio conosciuto, il tipografo tedesco Giovanni Gutenberg di Magonza, che stampò nel 1450 la prima Bibbia in latino. II veneziano Aldo Manuzio (14501515) introdusse poi caratteri di metallo, che nel corso del Cinquecento si diffusero in tutta I'Europa, e l'"italico", un elegante corsivo inclinato, ispirato alla calligrafia di Petrarca; inoltre, abbandonando il modello dei libri costosi di grandi dimensioni, egli inventò il libro di piccolo formato, accessibile a fasce più larghe di pubblico.
II Medioevo fu un inventore anche in materia di giochi, poiché la società medievale fu, malgrado la Chiesa, una società di giocatori (sulla diffusione del gioco nel Medioevo fra regolamentazione e proibizione, si vedano A. Rizzi, Ludus/ludere. Giocare in Italia alla fine del Medioevo, Fondazione Benetton, Viella, Roma 1995, e la rivista Ludica, sempre edita da Viella).
PARTITA A SCACCHI
Gli scacchi, inventati in India nel corso del VI secolo, sono un gioco aristocratico, un gioco di re. Essi giungono in Europa senza dubbio nell'XI secolo se, nel 1058, il cardinale riformista Pier Damiani deplora di aver visto il vescovo di Firenze intento a giocarvi. Un superbo gioco di scacchi in avorio, risalente alla fine dell'XI secolo e detto "scacchiere di Carlomagno", è conservato presso il Cabinet des Médailles dell'antica Bibliotheque Nationale di Parigi. Dall'Oriente in Occidente, i pezzi degli scacchi cambiano nome e simbolismo in maniera significativa. Non il re, il cavaliere e i pedoni, ma l'elefante che diventa un alfiere in italiano, un pazzo in francese e un vescovo in inglese. II cammello diventa una torre. II visir cambia sesso e diventa la Vergine, la dama o la regina. Per la comparsa delle carte e dei tarocchi bisogna aspettare il XV secolo.
Le feste, alcune senza dubbio derivate dai riti rurali pagani, si impongono a poco a poco. La più popolare è il Carnevale, festa profana, che si oppone alla Quaresima, periodo di digiuno di quaranta giorni istituito dal Concilio di Nicea nel 325.
OROLOGI A SCAPPAMENTO
Anche il tempo al di fuori del calendario è un campo di invenzioni. La più spettacolare è l'orologio meccanico a scappamento che, a partire dalla fine del XIII secolo, si diffonde in tutte le città della cristianità, abituando, malgrado il suo cattivo funzionamento e i suoi numerosi guasti, i cittadini e le cittadine a dividere il loro tempo in ore uguali. L'orologio diventa un simbolo di temperanza o di fuga del tempo.
II tempo dell'aldilà vede l'introduzione, nel corso del XII secolo, di un tempo intermedio fra il Paradiso e l'Inferno eterno: si tratta del Purgatorio, il luogo nel quale si espiano i peccati veniali. È una speranza di salvezza, difficile da rappresentare, perché il Purgatorio è un Inferno a tempo.
Un'invenzione particolarmente importante trasforma il mondo della musica. II monaco benedettino Guido d'Arezzo nell'XI secolo (un personaggio conosciuto, questa volta, ma del quale per la verità non si sa molto) inventa la gamma, la portata e le sei note della musica che egli chiama con le prime due (o tre) lettere dei versi di un inno a San Giovanni dell'VIII secolo. Alla fine del Quattrocento si aggiungerà la settima nota, il si. L'ordine si introduce cosi nel mondo musicale e lo rende indipendente dal monocordo.
Altre invenzioni medievali hanno rappresentato in maniera insospettata, a fianco delle "grandi" invenzioni, progressi o grandi innovazioni nei principali ambiti della vita sociale: l'abbigliamento, l'alimentazione, la guerra, le comunicazioni.
I bottoni, inventati nell'Italia del XIII secolo, da principio come ornamento, trasformarono nel corso dei secoli XIV e XV gli abiti e il loro uso, permettendo di vestirsi e svestirsi a piacimento e modificando la silhouette degli uomini e soprattutto delle donne.
Nello stesso modo, l'invenzione delle maniche separabili alimentò la moda femminile, soprattutto nel caso delle donne più abbienti. Questo innovativo modello di manica faceva sì che questa parte dell'abito potesse essere lavata più facilmente, dal momento che era anche la più suscettibile di sporcarsi. E non è un caso che proprio nel Medioevo faccia la sua comparsa il detto: «È un altro paio di maniche». Altre invenzioni che trasformarono — e di molto — l’uso degli abiti furono le mutande, i pantaloni e le calze, che finirono con il modificare il modo di provare e di manifestare il pudore.
SEDUTI A TAVOLA
Per quanto riguarda l'alimentazione, la prima innovazione è rappresentata dalla sostituzione dell'abitudine di mangiare seduti a quella degli antichi di mangiare allungati su un letto e appoggiati su un gomito. E poi la volta della comparsa delle nuove "buone maniere a tavola", in particolare dell'uso della forchetta, un oggetto che, avendo fatto solo rare apparizioni nell'Alto Medioevo era considerato alla stregua di qualcosa di diabolico, utilizzato com'è noto dai lussuriosi Bizantini (la principessa Teodora, moglie del doge Domenico Selvo, che ne faceva uso, fu punita con una morte orribile, una lenta cancrena). La forchetta non si diffuse che a partire dal XIII secolo, per aiutare a mangiare un nuovo cibo tipicamente medievale e rimasto pilastro della cucina italiana, la pasta (v. Silvano Sirrenti e Françoise Sabban, La pasta. Storia e cultura di un cibo universale, Laterza, Roma-Bari 2000). Ed ecco che, parlando di farina, Chiara Frugoni evoca la sola grande macchina medievale: il mulino, ad acqua e a vento. Nel campo della guerra, non siamo meravigliati che l'autrice ci parli della lancia (quella di Carlomagno alla battaglia di Pavia, nel 773, spaventò i Longobardi) e della polvere da sparo, che dal Trecento, a cominciare da Petrarca, fece tremare gli Europei che udivano tuonare dal cielo un altro terribile rumore, che si aggiungeva a quello dell'ira di Dio. Saremo sorpresi di veder compresa nel novero delle invenzioni (invece lo è ed è notevole) la bandiera dei guerrieri, che sottolineava all'occasione la loro esuberanza colorata, essendo il Medioevo una civiltà di colori, alla quale Chiara Frugoni avrebbe potuto aggiungere gli emblemi araldici, spettacolare carta d'identità degli uomini del Medioevo, e non solamente dei nobili. Ancora più sorprendente, ma brillante idea storica, e l'aver compreso tra le invenzioni i nuovi aspetti e i nuovi impieghi, in guerra, come nei campi o in viaggio, del cavallo, definito secondo una felice formula «una formidabile risorsa energetica».
GENTE IN MOVIMENTO
Chiara Frugoni, che sa bene come gli uomini e le donne del Medioevo non siano stati dei sedentari, dei contadini «attaccati alla gleba», ma degli esseri in movimento, in via, pellegrini, soldati, mercanti, viaggiatori, parla di carretta, «la sorellina del carro» come simpaticamente la chiama, che permette ai comuni mortali del Medioevo e ai loro prodotti di spostarsi. La storica sa anche che i grandi progressi del viaggio nel Medioevo sono stati segnati da due oggetti che hanno permesso alle imbarcazioni di non dipendere più troppo strettamente dalle stagioni: il timone e la bussola. E, a proposito di quest'ultima, l'autrice sottolinea come Flavio Gioia, colui che si pretende ne sia stato l'inventore, non sia mai esistito. Infine, Chiara Frugoni, ben sapendo che l'immaginario ha una parte essenziale della vita delle società e che questo immaginario ha una storia, segnala due delle più divertenti invenzioni del Medioevo in questo campo: la sirena-pesce, la nuova sirena che si sostituisce alla sirena-uccello dell'antichità classica, e Babbo Natale, fortunata metamorfosi di San Nicola, protettore dei bambini.
Decisamente, che epoca! E che libro!
(adattamento da Jacques Le Goff,
Un Medioevo ricco d’inventiva, in Medioevo, 2001)