La costruzione della cattedrale di Kingsbridge: un lavoro per ciascuno e per tutti
Siamo in Inghilterra attorno al 1140. La piccola chiesa del monastero di Kingsbridge è stata distrutta da un incendio. Il priore Philip decide allora di costruire sulle sue rovine una vera e propria cattedrale. Si tratta di un’impresa colossale che avrebbe visto impiegati uomini e donne della zona per diversi decenni. Eppure nessuno si tira indietro, ponendosi sotto la guida dell’abile costruttore Tom, che vede nella cattedrale di Kingsbridge il capolavoro della sua vita.
I cavapietre, i manovali, gli scalpellini
Intanto tutte le energie intellettuali di Tom erano concentrate sul progetto della cattedrale.
Otto e la sua squadra di tagliapietre si sarebbero costruiti una baracca nella cava per dormirci la notte. Una volta sistemati nel cantiere avrebbero costruito vere case, e quelli sposati si sarebbero fatti raggiungere dalle famiglie.
Tra tutti i lavori necessari all'edilizia, il compito del cavatore era quello che richiedeva meno abilità e più muscoli. Il mastro cavatore si occupava di tutti gli aspetti per così dire intellettuali: decideva le zone da scegliere e l'ordine di lavorazione; disponeva le scale e i paranchi; se c'era da lavorare su una parete a perpendicolo progettava un'impalcatura; e si assicurava che la fucina fornisse in continuazione gli utensili necessari. Estrarre la pietra era relativamente semplice. Il cavatore usava un piccone dalla testa di ferro per tracciare un solco nella roccia; quindi l'approfondiva con scalpello e martello. Quando il solco era abbastanza profondo per indebolire la pietra, vi inseriva un cuneo di legno e se aveva fatto bene i suoi calcoli la roccia si spaccava esattamente dove lui voleva.
I manovali portavano via le pietre dalla cava: le caricavano su barelle oppure le alzavano con una fune collegata a un enorme argano. Nella baracca, gli scalpellini armati di scuri tagliavano approssimativamente le pietre nelle forme richieste dal mastro costruttore. Il lavoro di fino, com'era ovvio, sarebbe stato fatto a Kingsbridge.
Il problema maggiore era il trasporto. La cava era a un giorno di viaggio dal cantiere, e un trasportatore avrebbe fatto pagare quattro penny a viaggio ... e non avrebbe potuto portare più di otto o nove grosse pietre senza sfondare il carro o ammazzare di fatica il cavallo. Appena i cavatori si fossero sistemati, Tom avrebbe dovuto esplorare la zona e scoprire se c'erano altre vie d'acqua da utilizzare per accorciare il percorso.
Erano partiti da Kingsbridge allo spuntar del giorno. Mentre attraversavano la foresta, gli alberi che si protendevano sopra la strada suggerivano a Tom le arcate della cattedrale che avrebbe costruito. Stavano spuntando proprio allora le foglie nuove. A Tom avevano insegnato a decorare i capitelli a cuscinetto con volute o greche, ma adesso pensava che un'ornamentazione a forma di foglie sarebbe stata più bella.
Il costruttore
Durante l’ora che seguì, la gente continuò ad arrivare fino a quando, verso metà mattina, c'erano settanta od ottanta volontari al lavoro, inclusi gli abitanti del villaggio. Poi l'afflusso si arrestò completamente.
Non bastava.
Philip era sul lato est del cantiere, e guardava Tom che innalzava un muro. Aveva già costruito le basi di due contrafforti fino al livello del terzo corso di pietre, e adesso erigeva il muro nel mezzo.
Con ogni probabilità non sarebbe mai stato ultimato, pensò tristemente Philip.
La prima cosa che Tom faceva, quando i manovali gli portavano una pietra, era tirar fuori uno strumento di ferro a forma di L e controllare se gli spigoli erano squadrati. Poi spalmava uno strato di calce sul muro, lo rigava con la punta della cazzuola, vi posava la pietra nuova e raschiava via la calce di troppo. Quando posava la pietra si faceva guidare da una cordicella tesa tra i due contrafforti.
Philip notò che la pietra era quasi liscia in alto e in basso quanto sul lato che sarebbe rimasto visibile. Sorpreso, ne chiese la ragione a Tom. «Una pietra non deve mai toccare le altre che stanno sopra e sotto» rispose Tom. « La ca1ce serve a questo. »
« Perché non si devono toccare? »
«Perché si aprirebbero le crepe. » Tom si raddrizzò per spiegare meglio. «Se cammini su un tetto di ardesia, lo sfondi con il piede. Ma se metti sul tetto un'asse, puoi camminare quanto vuoi senza danneggiare le tegole. L'asse distribuisce il peso. E la calce ha la stessa funzione. »
Philip non ci aveva mai pensato. L'edilizia era una cosa affascinante, soprattutto quando si aveva a che fare con uno come Tom capace di spiegare ciò che faceva.
Il lato più ruvido della pietra era quello su retro. Sicuramente, pensò Philip, sarebbe stato visibile all'interno della chiesa ... Ma poi ricordò che in realtà Tom costruiva un muro doppio con una cavità in mezzo; quindi le parti posteriori delle pietre sarebbero state nascoste.
Quando Tom aveva posato la pietra sullo strato di calce, prendeva la livella. Era un triangolo di ferro con un laccio di cuoio fissato all'apice e a1cuni segni alla base. Al laccio era assicurato un peso di piombo che lo teneva sempre teso. Tom metteva la base dello strumento sulla pietra e guardava dove cadeva il peso. Se pendeva da una parte o dall'altra della linea centrale, batteva con il martello sulla pietra fino a livellarlo esattamente. Poi spostava lo strumento in modo che congiungesse due pietre adiacenti, per controllare che le sommità delle pietre stesse fossero esattamente in linea. E infine girava di traverso la livella sulla pietra per essere sicuro che non fosse inclinata da una parte o dall'altra. Prima di prendere un'altra pietra, faceva schioccare la funicella tesa per accertare che le facce delle altre fossero in linea retta. Philip non aveva mai immaginato che fosse tanto importante costruire i muri di pietra con un allineamento perfetto.
Alzò lo sguardo per osservare il resto del cantiere. Era così vasto che ottanta persone tra uomini, donne e bambini sembravano sperse. Lavoravano allegramente sotto il sole, ma erano così pochi che i loro sforzi gli sembravano futili. All'inizio aveva sperato di poter disporre dl cento persone; ma ora capiva che non sarebbero state sufficienti. […]
Tom si divertiva a costruire il muro. Non lo faceva più da tanto tempo che aveva dimenticato la profonda serenità che si provava nel posare una pietra sull’altra in un allineamento perfetto e guardando crescere la struttura.
Il progettista
Il vescovo Henry lo stava fissando. «Hai disegnato i progetti, Tom il costruttore? »
« Sì, monsignor vescovo. Volete vederli? »
« Certamente. »
«Da questa parte, prego. »
Henry annuì e Tom lo precedette nella sua baracca, a poche iarde di distanza. Entrò e prese la planimetria tracciata sul gesso nella grande cornice di legno lunga quattro piedi. L'appoggiò alla parete e si scostò.
Era un momento delicato. Molti non sapevano interpretare un progetto; ma i vescovi e i nobili non volevano ammetterlo, quindi era necessario spiegarlo in modo che non rivelasse al resto del mondo la loro ignoranza. Certi vescovi lo capivano, e allora si offendevano quando un umile costruttore osava istruirli.
Tom indicò, nervosamente. «Questo è il muro che stiamo costruendo. »
«Sì, la facciata est» disse Henry. Era chiaro che sapeva leggere un progetto. «Perché il transetto non è diviso in navate? »
«Per economia» rispose Tom. «Ma non cominceremo a costruire prima di cinque anni; e se il monastero continuerà a prosperare come è avvenuto in questo primo anno sotto la gestione del priore Philip, può darsi che allora potremo permetterci di dividere in navate il transetto. »
Era riuscito a elogiare Philip e nello stesso tempo a rispondere alla domanda ed era soddisfatto di sé. Henry fece un cenno d'approvazione. «E’ molto sensato fare progetti modesti lasciando spazio per un'eventuale espansione. Mostrami il prospetto. »
Tom prese il prospetto. Non fece commenti, poiché sapeva che Henry era in grado di capire ciò che vedeva. Ne ebbe la conferma quando il vescovo disse: « Le proporzioni sono gradevoli ».
«Vi ringrazio» disse Tom. Il vescovo sembrava compiaciuto. «E’ una cattedrale modesta» soggiunse il costruttore, «ma sarà più leggera e più bella della vecchia.»
« Quanto tempo occorrerà per completarla? »
« Quindici anni, se il lavoro sarà ininterrotto.
« E non lo è mai. Comunque, puoi mostrarci che aspetto avrà ... voglio dire, agli occhi di chi la guarderà dall'esterno? » Tom comprese. « Volete vedere uno schizzo? »
« Sì. »
« Certamente. » Tom tornò al suo muro, scortato dal seguito del vescovo. S'inginocchiò sulla tavola della calce e sparse uno strato uniforme spianando la superficie. Poi, con la punta della cazzuola, tracciò un disegno del lato ovest della chiesa. Era conscio di saperlo fare bene. Il vescovo, i suoi accompagnatori, i frati e i volontari che stavano lì intorno guardavano affascinati. Il disegno appariva sempre come un miracolo a chi non lo sapeva fare. In pochi istanti Tom creò una raffigurazione della facciata occidentale con i tre portali ad arco, la grande finestra e le torrette laterali. Era molto semplice ma faceva sempre impressione.
«Veramente notevole» disse il vescovo Henry quando il disegno fu completato. «Mi auguro che la benedizione di Dio si accompagni alla tua abilità ».
Tom sorrise. Era un'autorevole approvazione per il suo incarico. Il priore Philip disse: «Monsignor vescovo, accettate qualcosa per ristorarvi prima di celebrare il rito? ».
«Con piacere»
Tom sospirò di sollievo. Aveva superato la prova.
(da Ken Follett,
I pilastri della terra, Mondadori)