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Antoni Gaudì: l’architetto di Dio
Ilcontesto
L'Architetto di Dio
L'idea e il metodo
Da un mobile alle grandi opere
L'opera della vita

Il contesto
Alla metà dell’Ottocento la terra e la natura giocano un ruolo fondamentale per determinare i cicli di vita di moltissimi uomini. Ci si sposta utilizzando la forza animale o del vento; in molti casi il freddo è combattuto solo con il semplice fuoco
La Spagna ha da poco perduto quasi tutto il suo impero coloniale in Sud America e la Catalogna, regione in cui nasce Antoni Gaudì, difende la propria identità storica nei confronti della Monarchia Spagnola
In un piccolo paese della Catalogna, dove la natura, nel corso del susseguirsi delle stagioni, propone cieli assolati e limpidissimi che si oscurano quando improvvise tempeste arrivano dal mare, in un paesaggio tanto lussureggiante e rigoglioso d’estate quanto gelido, rinsecchito e spoglio d’inverno, la religione cattolica anima la vita di ogni uomo attraverso un sentimento che proviene dalla tradizione e rappresenta l’ anello di congiunzione tra l’esistenza individuale di ognuno e la dimensione sociale di tutti.
Contemporaneamente si apre un’epoca che sarà ricca di trasformazioni, rivoluzioni e scoperte scientifiche e geografiche. Nelle grandi città, e a Barcellona in particolare c’è un autentico fervore per le pubblicazioni illustrate soprattutto nel campo dell’architettura. Per la prima volta, le immagini dei grandi monumenti egizi, delle città islamiche, i resti di civiltà pre-colombiane in America o simbolismi dell’architettura cinese e giapponese, entusiasmano le menti di molti.
L’architetto di Dio
Antoni Gaudì nasce il 25 giugno del 1852
I primi anni di Gaudì, passati nell’isolamento di una piccola città catalana, trascorrono mentre i semi che avrebbero alimentato successivi grandi conflitti e scoperte maturano in altre regioni e Nazioni.
Il padre, calderaio, fatica quotidianamente con il rame, il ferro e con tutti quegli attrezzi che avrebbero permesso di realizzare utensili partendo da semplici lastre di metallo.
La sua terra e le ore passate in compagnia del padre nelle sue officine dove le materie più inerti vengono trasformate in mille forme e modi forgiano il suo carattere e il suo spirito.
Non si può capire il grande architetto che qualche anno più tardi a Barcellona lavora insieme ad ogni sorta di scalpellino, manovale o artigiano, se non si tengono presenti i profondi influssi ricevuti dal suo ambiente famigliare.
Allo stesso modo, nei forti contrasti della natura della sua terra si ritrovano le origini delle sue costruzioni, esuberanti e allo stesso tempo sobrie.
Oltre agli influssi della luce e della natura della sua terra, oltre alle ore di condivisione del lavoro paterno, l’impatto più determinante nei primi anni di vita di Gaudì è quello della fede.
Senza questi elementi, faticheremmo a capire cosa sarebbe accaduto da lì a pochi anni, quando il giovane Gaudì, grazie ai non pochi sforzi dei propri genitori, si trasferisce a Barcellona per completare i suoi studi.
Città che l’architetto avrebbe cambiato per sempre.
Oltre agli studi accademici, in mezzo alla rumorosa geografia urbana di Barcellona,Gaudì trova immediata ispirazione osservando l’impressionante architettura di Santa Maria del Mar.
La cattedrale di Barcellona diventa il modello degli ideali architettonici e sociali di Gaudì: Da un lato la magnificenza della costruzione, l’audacia delle torri e la sensazione di grandezza e di eternità della navata centrale, dall’altro un emblematico esempio dell’iniziativa della società civile messa a servizio della fede.
Nella Sagrada Famiglia, l’opera della sua vita, Gaudì si propone di continuare, e ingrandire fino all’eternità l’atto di fede plasmato in architettura dai costruttori di Santa Maria del Mar.
Dalle radici - la fede, il fascino della natura, la profonda esperienza del lavoro - e dal fervore culturale che incontra nella sua città di adozione, Gaudì intuisce l’armonia possibile tra la struttura e la decorazione: l’architettura può e deve cercare la bellezza nell’emulazione della perfezione delle forme naturali.
L'idea e il metodo
Gaudì, fin dai suoi primi lavori si considera un artigiano più che un teorico o un ingegnere. In cantiere presenzia sempre ai lavori. Proprio come farebbe un artigiano.
Possiamo dire che rovescia il modo di lavorare che lo ha preceduto: non passa infatti dal calcolo e dalla teoria alla realizzazione del progetto. Parte dal modello per arrivare al calcolo e da questo al disegno e alla costruzione. Parte dalla pratica, dallo scalpello che intaglia i modelli di legno che sono la prima forma che le sue opere prendono
Quando, durante la guerra civile spagnola, una parte della Sagrada Familia venne distrutta, solo in seguito al recupero ed al restauro dei grandi modelli originali del laboratorio, e basandosi su foto dell'epoca, è stato possibile ricostruire buona parte del progetto originale.
Gaudì vede mentalmente le forme e poi cerca i mezzi per trasformarle in oggetti fisici e costruibili.
Il suo metodo è fatto di errori, tentativi e correzioni che gli permettono di avvicinarsi gradualmente alla soluzione dei problemi.
La geometria di Gaudì nasce da scoperte personali a seguito di una ricerca continua e culmina, quasi paradossalmente, nella facilitazione dei processi costruttivi.
Per lui le superfici rigate, composte da linee rette che determinano superfici curve nello spazio (paraboloide, iperboloide, ecc), diventano un campo di vastissima e personalissima esplorazione.
Sono forme che Gaudì ha osservato fin da bambino nei suoi paesaggi e con le quali vuole confrontarsi costruendo.
Dice di sè: “sono geometra, cioè sintetico”, “calcolo tutto” o “la geometria non complica anzi semplifica la costruzione”. Queste frasi sono indizi da approfondire per stupirsi delle sue precise e fondate intuizioni.
Nel suo lavoro non c’è solo un esito strabiliante, ma anche un metodo che affascina e sorprende.
Teoria e pratica, arte e tecnica sono presenti allo stesso modo con cui forma e struttura nelle sue opere coincidono.
Un uomo del tutto particolare, anche per l’ambiente professionale degli architetti: quando presenta i suoi lavori finali per l’ottenimento della laurea il direttore dell’Accademia dice: “Ci troviamo in presenza di un genio o di un folle”.
Ma non è estro romantico: è metodo, cioè ordine, disciplina, legame con la propria identità. La mattina Gaudì è al cantiere della Sagrada Famiglia, poi va a controllare i lavori della “Casa Batllò” e poi ancora alla “Pedrera”. Nelle prime ore del pomeriggio si dirige a piedi verso l’oratorio di San Filippo Neri per la sua quotidiana confessione.
Gaudì non insegnerà mai in una scuola di architettura e la sua personale cattedra, occasionale e non ufficiale, sarà il cantiere della Sagrada Familia che diventerà nel tempo un punto d’incontro per gli studenti di architettura: lo ammirano, lo vanno a vedere lavorare, e lui prende l’abitudine di rivolgere loro improvvisati discorsi che non sono altro che vere e proprie lezioni magistrali.
“Perché un oggetto sia straordinariamente bello è necessario che non abbia nulla di superfluo” (Gaudì)
Da un mobile alle grandi opere
Un lavoro piccolo, un mobile vetrina per un negoziante di guanti che ne ha bisogno per l’esposizione Universale di Parigi e che Gaudì realizza per racimolare qualche soldo cambia la sua esistenza. Il mobile cattura l’attenzione di Eusebi Güell, erede di una delle più ricche famiglie della Spagna.
Gli rimangono bene impressi in mente sia il mobile che il nome del suo autore: due anni più tardi, quando a Güell capita davanti agli occhi un altro lavoro di Gaudì – stavolta è uno scrittoio-, rivà subito a quell’oggetto che due anni prima aveva richiamato la sua attenzione fra le meraviglie dell’esposizione Universale di Parigi.
Tra i due uomini nasce un immediata e solida amicizia che avrà effetti portentosi per Barcellona e per l’architettura spagnola e mondiale.

Un viaggiatore che si trovi pressappoco tra calle de las Carolinas e Prìncipe de Asturias, addentrandosi di pochi metri tra il crogiuolo di edifici si imbatterebbe in una casa che sembra più un oggetto magico. Quasi una casetta di zucchero, miele e cioccolato quale si trova nei racconti dei fratelli Grimm. E’ la famosa: “Casa Vicens” costruita da Gaudì tra il 1883 e il 1888. La “Casa Vicens” ancora una volta esprime l’emblematica volontà gaudiana di continuare l’opera della natura che si identifica con l’opera di Dio. E poi verranno la Pedrada, il Parque Güell,…..
Il 1883 è l’anno spartiacque tra l’avventura di un giovane architetto e una creatività che avrebbe per sempre modificato l’architettura moderna. Con la “Casa Vicens” e con altri lavori, Gaudì fa la storia dell’architettura, con i lavori per la Sagrada Familia comincia a entrare nella leggenda

L’opera della vita
Dalla fine del 1883 fino alla morte avvenuta nel 1926 Gaudì vive e si prodiga per il progetto della Sagrada Familia. L’opera inizia grazie a un contributo di un’associazione di devoti di San Giuseppe, che volevano erigere a Barcellona un tempio dedicato alla Sacra Famiglia. L’associazione, fondata nel 1860, impiega quasi vent’anni a raccogliere con pazienza i fondi necessari. Originariamente viene scelto l’architetto Villar che vanta una lunga esperienza nella costruzione di edifici religiosi e sembra rappresentare la scelta più logica.
Con lui alla direzione dei lavori, la Sagrada Familia sarebbe potuta essere oggi una costruzione di aspetto gotico e neo-classico che per impatto e dimensioni sarebbe stata simile a tante altre chiese
Se non che una banale discussione avvenuta qualche tempo dopo l’inizio dei lavori a proposito di una delle tante fatture per i pilastri che dovevano sostenere la cripta degenera in un litigio così profondo da causare le dimissioni di Villar e la scelta di un nuovo architetto: Antoni Gaudì.
Con l'avanzare dell'innalzarsi della costruzione, lo stile diventa sempre più fantastico, le quattro torri affusolate ricordano i termitai o i gocciolanti (i castelli che i bambini costruiscono facendo colare la sabbia bagnata dal pugno). Le torri sono coronate da cuspidi di forma geometrica, coperte di ceramiche con colori vivaci. ". In totale ne sono previste 18, rappresentanti in ordine ascendente di altezza: i 12 apostoli, i 4 evangelisti, la Madonna e, la più alta di tutte, Gesù.
Le torri degli evangelisti saranno sormontate da sculture dei loro simboli tradizionali: un uomo, un toro, un'aquila e un leone. La torre centrale del Cristo sarà sormontata da una croce gigante. Le torri più basse sono sormontate da grappoli d'uva, che rappresentano il frutto spirituale.
Originariamente erano previste per essere tre volte più alte.
Il simbolismo religioso è l’essenza principale e più intima dell’opera della Sagrada Familia. La chiesa è come un libro aperto che racconta ogni giorno la storia della fede.
Gaudí la concepisce per essere "l'ultimo grande santuario della cristianità
La chiesa avrà tre grandi facciate: la facciata della Natività, la facciata della Gloria (ancora da completare), e la facciata della Passione. Quest'ultima colpisce in modo particolare per i suoi personaggi sottili, emaciati, tormentati, compresa la figura di Cristo crocifisso.
Bisogna parlarne al futuro, perché oggi, a ottant’anni dalla morte di Antoni Gaudì, la Sagrada Família è completa per il 55%. La costruzione della chiesa è tutt'oggi finanziata dalle donazioni dei fedeli e i lavori procedono lentamente, anche a causa delle difficoltà del progetto.
Si prevede che al suo completamento sarà la più grande basilica del mondo.
Attualmente sono in costruzione le navate centrali, caratterizzate da colonne che ricordano enormi alberi e un soffitto che sembra composto da giganteschi girasoli (”L’interno del Tempio sarà come un bosco”, disse …), e il transetto, compreso il coro e il rosone che gli darà luce. Con il completamento di queste parti, si procederà alla costruzione della cupola centrale.
Gaudí comprende che i lavori sarebbero proseguiti decenni (o secoli) dopo la propria morte: invece di esaurire le risorse impostando tutto il gigantesco perimetro preferisce completare alcune sezioni dell'edificio in altezza (specie nell'abside), per lasciare una testimonianza precisa dell'idea originale ai suoi successori.
Un giorno del 1926, uscendo dal cantiere, per andare alla chiesa di San Filippo Neri, Gaudì viene investito da un tram e muore poco tempo dopo in ospedale.. Nessuno in strada si accorge che si tratta dell’architetto più famoso a Barcellona. I vestiti che indossa sono quelli della manovalanza, degli artigiani, di quanti tutti i giorni lavorano nei cantieri….
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