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Bic
Due personaggi una grande storia
Lazlo Josef Birò
Marcel Bich
Il progetto e la produzione

Due personaggi una grande storia
Questa storia ha due personaggi. Due personaggi diversissimi, un esule ungherese trasferitosi in Argentina poco prima della seconda guerra mondiale, László József Bíró, e un nobile valdostano, nato a Torino e trasferitosi in Francia, il barone Marcel Bich.

Il primo vive una vita avventurosa, trascorsa tra intuizioni geniali, tentativi imprenditoriali, brevetti internazionali e la fine, in povertà, a Buenos Aires.

Il secondo gode di grande successo, fonda industrie multinazionali e fa cambiare al mondo il modo di concepire e vivere gesti quotidiani, come lo scrivere e il radersi.
Non si potrebbero immaginare due esistenze più diverse, eppure uno non può fare a meno dell’altro.
Se non ci fosse stato Birò, Bich sarebbe rimasto un facoltoso fabbricante di matite; se non ci fosse stato Bich, Birò sarebbe stato uno spiantato pieno di belle e strane idee.
Laszlo Jozef Birò
E’ ancora a Budapest che Laszlo Birò, - da giovane le ha provate tutte, dal pittore al pilota sportivo - ha una intuizione straordinaria. Sta guardando dei bambini giocare a biglie per strada. Si accorge che le piccole sfere, passando per una pozzanghera, lasciano poi una traccia regolare sul selciato.
Qualcosa si accende nella sua testa, una intuizione straordinaria, in grado di risolvere i problemi di tutti quelli che scrivendo, dovevano intingere il pennino nell’inchiostro del calamaio: pennini che si rompono, macchie sul foglio, maniche imbrattate. Scrivere è un’impresa. Ma forse dopo la sua intuizione no.
Ci proverà tutta la vita. Dapprima in Ungheria, poi in Argentina, dove ripara con la famiglia, perseguitata per ragioni razziali. Con l’aiuto del fratello proverà a realizzare prototipi di questa sua invenzione, la penna a sfera.
C’è il problema dell’inchiostro: quello dei pennini o delle stilografiche è troppo liquido, quello usato dalle rotative per la stampa troppo denso. Ma ci sono problemi anche con la sferetta da inserire nella punta della penna (troppo piccola, troppo fragile, troppo instabile nella sede….).
Laszlo Birò e il fratello Gyorgy faranno grandi investimenti finanziari per riuscire a realizzare il prodotto definitivo e lo brevettano nel 1940.
La penna a sfera comincia ad affermarsi in varie parti del mondo. In Ungheria viene venduta come GO Pen, in Argentina come Eterpen, in Germania viene commercializzata con il marchio Schneider, in Inghilterra come Biro Swan
Ma è appunto ancora un prodotto che macchia, si inceppa e costa moltissimo.
  
La sua vita avventurosa si chiude nel 1985. L’Argentina, sua patria adottiva, ricorda il padre del “boligrafo” dedicandogli una giornata nazionale,, il “giorno degli inventori” il 29 settembre, data del suo compleanno
Marcel Bich
Nasce a Torino nel 1904, in una famiglia originaria della Valtournenche. Il padre è ingegnere civile, e viaggia per tutta Europa La famiglia si stabilisce in Francia. Marcel frequenta l’università, fa vari lavori tra cui il venditore porta a porta di lampadine e nel 1931 ottiene la cittadinanza francese
La bufera della II guerra mondiale passa anche sulla Francia, e nel 1945 Bich, con il socio Buffard, rileva una fabbrica di stilografiche e di matite alle porte di Parigi.
Nel ’49 capisce che il prodotto del futuro è la penna a sfera. Dopo qualche anno compra da Birò i brevetti e fa della penna a sfera un oggetto rivoluzionario.
Il prodotto ha due grandi problemi: funziona male (è più semplice da adoperare rispetto alla stilografica, ma macchia, si inceppa, la sferetta si deforma…) e costa molto. Negli Stati Uniti, alla fine degli anni 40, una penna Biro costa intorno ai 10 dollari.
“…Il prodotto perfetto, a prezzo così basso da essere comprabile da tutti…”
La filosofia essenziale di Marcel Bich comincia a prendere forma
Su questa idea Bich costruirà un impero economico che è tuttora leader incontrastato del mercato, un nuovo stile di progettazione e di industrializzazione, prenderà oggetti status symbol e ne farà oggetti quotidiani, potrà permettersi di regalare alla sua regione d’origine, la Valle d’Aosta, il castello di Ussel, perche fosse aperto al pubblico, spese somme ingenti per cercare di vincere la Coppa America di vela.
 Il simbolo dell’azienda è un omino che regge una penna come se fosse una lancia. La testa dell’omino è, significativamente, una sferetta nera….
Quando muore, nel 1994, i dirigenti che gli succedono trovano questi principi come guida dell’azienda: “Dare fiducia agli uomini, non avere debiti, avere posizioni mondiali, vendere al pubblico la migliore qualità al prezzo più basso possibile”. 
Il progetto e la produzionne
Solo degli esperti svizzeri saranno in grado di realizzare il prodotto giusto, utilizzando il carburo di tungsteno.per fabbricare la sferetta della penna, ciò che è allo stesso tempo l’intuizione geniale e il punto debole nella realizzazione.
Ma Bich si preoccupa anche di un altro aspetto: la penna deve essere un bell’oggetto, anche se economico. Materiali leggeri, lunghezza giusta, comodità nel tenerla in mano, una aspetto piacevole.
Qualcuno ha paragonato la forma esagonale della penna a una architettura della Bauhaus, ma sembra che in realtà si sia deciso di non farla rotonda perché i banchi di scuola erano inclinati, e la sezione ad angoli impediva alla penna di rotolare a terra.
Una ulteriore intuizione è quella che porterà al modello Cristal: siccome è un prodotto usa e getta, occorre sapere quanto inchiostro rimane. Ecco allora la penna trasparente.
Cosi nasce la penna Bic (la h cade per evitare ogni assonanza in inglese con la parola Bitch…), il primo prodotto usa e getta che trasforma la penna.
La penna Bic ha un successo impressionante: ne vengono prodotti 10.000 pezzi al giorno, e la domanda è in costante crescita, nonostante il mercato sia sulle prime scettico. Le maestre di scuola sono contrarie; i negozianti non amano un prodotto su cui hanno pochissimo margine, negli USA il mercato era fortemente concorrenziale e non tutti erano disposti a passare da uno status symbol a un oggetto che veniva messo in vendita a 29 centesimi.
Ma il successo è tale che i prezzi scendono, in quanto il margine di guadagno viene realizzato sulla massa complessiva di quanto viene venduto.
Dopo alcune fortunate campagne pubblicitarie (“"Writes first time, every time" “Ogni volta, scrive per la prima volta”; “la machine a ecrire a main” “La macchina da scrivere a mano”) la domanda cresce così tanto che il prezzo cala fino a 10 centesimi.
La filosofia dell’usa e getta troverà altri due campi in cui cambierà per sempre le abitudini delle persone, sotto tutte le latitudini: nel 1973 nasce l’accendino Bic, nel 1975 il rasoio monolama usa e getta, seguito a ruota dal celebre bilama.
Il successo è planetario, aiutato da riuscite campagne di marketing, ma soprattutto dalla oggettiva qualità di prodotti essenziali che sono alla portata di tutte le tasche.
Negli anni 60 Il segretario del Partito comunista dell’Unione Sovietica, Nikita Kruscev si complimenta con il presidente francese Charles De Gaulle dicendo che la penna Bic è il perfetto prodotto del popolo. Peccato che in Russia all’epoca sia possibile comprarla solo al mercato nero…..
Da un certo punto di vista, la filosofia industriale di Marcel Bich è apparentemente un paradosso: il perfetto prodotto del capitalismo e dell’economia di mercato è un oggetto economico e interclassista. Ma forse non è un paradosso.
Forse si tratta di una grande idea tecnica, semplice e geniale, come quella di Laszlo Birò, che, grazie a una intuizione filosofica ed economica (la migliore qualità oggettiva al minor costo/prezzo possibile) e attraverso una serie di miglioramenti, semplificazioni e perfezionamenti che la rendono utile, diventa un grande fenomeno di costume, rispondendo ai bisogni meglio di oggetti di lusso e di prodotti di scarsa qualità.
Ad oggi si vendono nel mondo circa 20.000.000 di biro BIC al giorno.
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