Totti e scuola

Milano, 9.6.2005 – Il Corriere in prima pagina ha messo un bell’articolo a commento della riforma della scuola secondaria.
Dal titolo fa capire tutto quello che vuole che il lettore capisca:
"L’illusione dei 20 licei".
Non siamo profeti e non sappiamo se si rivelerà illusione.
Sappiamo però che chi ha fatto il "titolo", questa volta, è stato superato da chi ha fatto il "catenaccio". Il catenaccio è quella scritta, nel corpo dell’articolo, che con caratteri più grandi attira l’attenzione su un concetto presente nell’articolo:
 "Stanziati 44 milioni per il primo anno, molto meno del contratto di Totti".
Forse sarebbe stato meglio fare questo, titolo; e quello, catenaccio.
Un titolo così avrebbe denunciato alla pubblica opinione il degrado di tutta la società italiana.
L’altro, quello pubblicato, denuncia invece solo il ministro.
Ora un ministro si può cambiare con nuove elezioni, una società si cambia a lungo con la storia.
E la storia contemporanea della scuola italiana è molto triste, non perché abbia 20 licei invece di 2 o di 40, non perché abbia un ministro che si chiami Tullio De Mauro o Letizia Moratti, ma perché vale meno di una persona che ogni domenica nei campi di calcio delle principali città italiane disputa una gara di pallone.
E in una situazione del genere il Corriere vorrebbe
far credere che la riforma è fatta male, perché non corregge le discriminazioni di classe tra i cittadini.
Come potrà mai un docente, o un consiglio di classe, se mai avesse in classe insieme il figlio di Totti e il figlio di un rom (ma basta anche il figlio di un professore), a correggere le discriminazioni di classe di quei giovani cittadini?
È colpa dei 20 licei?
Faremmo tutti meglio, compresa la grande stampa strutturata, a capire il peso sociale che incombe sulla scuola, senza che riesca, ancora, a schiacciarla.
Forse la vitalità della scuola è misurabile con la tenacia con cui, riuscendo ancora ad alzare la testa, una squadra di docenti, raccolti attorno all’Area della Valutazione della Qualità del Sistema Scolastico, va alla ricerca di valutare non per criticare, ma per sostenere ogni scuola e crescere insieme.
Anche sapendo che ognuno di loro costa meno delle scarpe di Totti.
Ma le scarpe, loro, non se le fanno fare da nessuno, neanche dai maggiori giornalisti.