Non mancano le critiche
L'Associazione Docenti Italiani ha conferito l'anno scorso a Norberto
Bottani la qualifica di "Socio Onorario" con questa motivazione:
"per l’acutezza e la lungimiranza delle sue indagini ed elaborazioni nel
campo dell’istruzione e delle politiche scolastiche che ne fanno uno degli
analisti più prestigiosi a livello internazionale e un apripista in molti
settori, come quello degli indicatori internazionali dell’istruzione, per le
sue lunghe e costanti battaglie a favore dell’equità educativa; per
l’autonomia intellettuale, l’anticonformismo e il coraggio con cui ha sempre
sostenuto le proprie idee; per la sua collaborazione generosa e
disinteressata con l’ADi. Bologna 28 febbraio 2003"
Adesso, nel quadro di questa collaborazione generosa e disinteressata con l’ADi,
ha emesso la sua sentenza sul testo del decreto relativo all'INValSi
approvato dal Consiglio dei ministri.
Bottani, nel lontano 1988, avrebbe ideato gli Indicatori internazionali
dell'istruzione predisposti dall'OCSE (OCSE-INES) e ne ha diretto il
programma fino al 1997.
E' stato uno dei partecipanti ai due incontri organizzati dal ministro
Berlinguer, nel 1996 e nel 1997, con rappresentanti dell'OCSE, nei quali si
è a lungo trattato del servizio nazionale di valutazione italiano.
Continua questo tipo di ricerche nell'ambito dello SRED di Ginevra, di cui è
direttore e partecipa attivamente ad altri contesti internazionali che si
occupano di valutazione. E' membro dell' Haut Conseil pour l'évaluation de
l'école della Francia ed è consulente del progetto dell'UE sugli indicatori
dell'equità.
Infine è membro del Consiglio scientifico dell'INRP francese (Institut
National de Recherche pédagogique).
Seguiamo il ragionamento.
• La decisione di istituire l'InValSI è il punto d'arrivo di un processo
iniziato più di dieci anni fa e che avrebbe potuto essere risolto molto
prima ed in modo molto più semplice, ma che per vicende del tutto tipiche
del mondo scolastico italiano è perdurato fin ad ora e si è concluso, almeno
per il momento, con un prodotto spurio, che nelle grandi linee non è molto
diverso dal decreto legislativo n. 258 del 20 luglio 1999 che aveva
trasformato il CEDE in Istituto nazionale per la valutazione del sistema di
istruzione.
• Fino agli inizi degli anni 90 in Italia c'era un solo istituto che si
occupava di valutazioni su larga scala del profitto scolastico e delle
competenze degli studenti: il CEDE, Centro Europeo dell'Educazione insediato
a Villa Falconieri a Frascati.
• Per decenni questo centro è stato diretto dal prof. Aldo Visalberghi che,
con un manipolo di specialisti in psicometria, ha coordinato la
partecipazione dell'Italia alle principali indagini internazionale dell'IEA,
l'Associazione internazionale fondata nel 1962, specializzata nella
valutazione dei risultati scolastici.
• E' in seno al CEDE che si sono formati gli specialisti italiani di
valutazione su larga scala del profitto scolastico, imparando il mestiere,
in un certo senso, partecipando ai progetti internazionali di valutazione
comparata (come Bottani, vedi " Una pagella per la scuola ", Erikson, 2003,
266-287).
• Nonostante l'impegno di Visalberghi e dei suoi collaboratori, questa
presenza italiana nelle indagini internazionali di valutazione ha suscitato
scarso interesse nella classe politica italiana, nei sindacati, nei media,
nei docenti. Le incidenze di questi studi sulla scuola italiana sono stati
pressoché nulli.
• Agli inizi degli anni 90 la cultura della valutazione di sistema, delle
scuole e delle conoscenze degli studenti, in Italia era molto bassa in tutti
gli ambienti che si occupavano, direttamente o indirettamente, di scuola.
• Con il DPR n. 419 del 31 maggio 1974 si introduce la sperimentazione e
ricerca educativa nella scuola, come "espressione dell'autonomia didattica
dei docenti". Nascono pseudo-ricerche e pseudo-innovazioni didattiche mai
valutate scientificamente.
• Il DPR 419/74 faceva le veci delle riforme, creava nuove figure
professionali, moltiplicava le possibilità d'occupazione nella scuola. Il
massimo ricorso alle sperimentazioni è avvenuto nella scuola secondaria
superiore e soprattutto negli istituti tecnici.
• Nessuna sperimentazione è stata oggetto di valutazioni scientifiche
rigorose.
• Proprio in quegli anni si costituirono e si programmarono le prime
indagini nazionali su vasta scala di valutazione della scuola in due Paesi,
che da allora in poi hanno giocato un ruolo guida nella valutazione dei
sistemi scolastici, pur seguendo indirizzi diversi, ossia gli Stati Uniti e
la Francia.
NAEP (Stati Uniti)
• Negli Stati Uniti nasce, nel 1964, il programma NAEP ( National Assessment
of Educational Progress ). A quell'epoca il concetto di valutazione
nazionale dell'istruzione sembrava una remota speranza e per molti
addirittura un'illusione fantascientifica.
• Ci vollero cinque anni di preparazione per mettere a punto e realizzare la
prima grande inchiesta sulle competenze degli studenti a livello nazionale (NAEP,
1969).
• Da allora in poi, il NAEP fa parte della valutazione, della ricerca e
della politica americana della scuola ed è un campo d'indagine e di
sperimentazione unico: si sono messe a punto le principali novità
metodologiche che ora si ritrovano in tutte le valutazioni su larga scala ,
comprese quelle internazionali.
• Il NAEP è sopravvissuto fino ai nostri giorni ed è ora la colonna portante
della riforma americana della scuola nota come "No Child Left Behind",
proposta da Bush e votata quasi all'unanimità, nel gennaio 2002, dal
Congresso e dal Senato americani.
• Questa riforma obbliga tutti gli stati e tutti i distretti scolastici a
partecipare ogni due anni al programma NAEP di valutazione della lettura e
della matematica. Questa è una condizione sine qua non per ricevere i
sussidi federali.
• Il Congresso ha triplicato i fondi stanziati al programma NAEP, il cui
budget annuo supera ora i 100 milioni di dollari, ed ha modificato la
legislazione federale per permettere al governo federale di pagare il
programma NAEP negli Stati. 3000 persone sono impegnate per la
somministrazione dei test e in ogni Stato e provincia c'è un delegato NAEP
(per maggiori informazioni si veda Jones Lyle V. e Olkin I. ( Edts): The
Nation's Report Card. Evolution and Perspectives. Phi Delta Kappa,
Bloomington 2004).
DEP (Francia)
• In Francia, il servizio di valutazione è stato creato nel 1974con una
circolare del ministro dell' educazione Fontanet. La missione era di
valutare i risultati dell'istruzione per potere pilotare il sistema
educativo.
• Nel 1987 questo servizio diventerà la Direzione della valutazione e delle
analisi previsionali (DEP), inserita nell'organigramma del ministero
dell'educazione.
IEA-FIMS
• el 1964 viene realizzata la prima grande inchiesta dell'IEA, l'indagine
FIMS ( First International Mathematic Study), alla quale l'Italia non ha
partecipa.
• Solo il vecchio CEDE avrebbe avuto una missione chiara e precisa limitata
alle valutazioni di massa internazionali. Scomparso il CEDE, sono iniziate
le confusioni.
• si possono distinguere tre tipi di valutazione riguardo sia gli scopi sia
le modalità d'esecuzione:
le valutazioni di massa, che si fanno all'inizio di un ciclo e che hanno uno
scopo diagnostico ;
le valutazioni in classe, che hanno uno scopo formativo le valutazioni
certificative , che sono valutazioni finali, che hanno un carattere
sommativo: al termine di un ciclo di studio certificano quel che si è
imparato o si sa e sono formalizzate con un diploma di stato o meno.
• Si riconosce pure che la valutazione ha in genere un duplice scopo:
una funzione esterna , ossia rendere trasparente il sistema scolastico e
rendere conto ai partners del sistema e ai suoi attori (enti locali,
famiglie, studenti, responsabili politici, media, ecc.) di quel che avviene
nel sistema e di quel che produce, per suscitare un dibattito pubblico
pertinente sull'istruzione e sulla scuola, fondato su informazioni
attendibili e in una certa misura oggettive;
una funzione interna , ossia aiutare gli attori a riflettere sul loro
operato rispetto allo stato del sistema entro il quale lavorano e ciò
facendo migliorare quel che fanno.
• Questi due scopi non sono in contraddizione tra loro ma esigono procedure,
modi di fare, pratiche diverse.
• Il decreto legge che istituisce l'INValSI, in materia di valutazione, non
garantirebbe il rispetto di queste differnze.
• Il tema della valutazione del sistema scolastico comincia ad essere posto
in Italia agli inizi degli anni 90 nel corso della Conferenza nazionale
sulla Scuola del 1990.
• Tra il 1990 e il 1995 pochissimi in Italia avevano, a quell'epoca, un'idea
chiara delle competenze tecniche richieste per far funzionare un centro del
genere.
• Uno dei primi a mettersi in pista fu il CENSIS che poteva vantare
un'esperienza indiscussa di analisi e valutazione della politica della
scuola in Italia. Il CENSIS era la sola agenzia che all'epoca produceva un
rapporto annuo sullo stato della scuola in Italia.
• il CENSIS ricevette l'incarico di svolgere un'indagine internazionale sui
modelli d'organizzazione adottati in vari Paesi per la valutazione del
sistema scolastico. L'indagine fu condotta da Giorgio Allulli, che fece il
giro del mondo.
• L'altro evento considerevole di quel quinquennio è costituito dalla
pubblicazione da parte dell'OCSE dell'insieme degli Indicatori
internazionali dell'istruzione (INES).
• La preparazione della prima edizione, pubblicata nel 1992, e delle
successive ( 1993, 1995), ha rappresentato la presa di coscienza
dell'incompatibilità delle statistiche scolastiche italiane rispetto agli
standard internazionali imposti dall'UNESCO, dall'OCSE e dall' Unione
Europea.
• Non solo molte categorie di dati italiani sulla scuola non erano
internazionalmente compatibili, ma, peggio, molti dati mancavano od erano
imprecisi. In circostanze come queste, qualsiasi valutazione diventava
pressochè impossibile, perché non si poteva impostare una valutazione di
massa e un'analisi dei risultati senza una base statistica solida.
• Orbene, i dati sulla scuola in Italia, ancorchè incompleti, erano in parte
trattati manualmente e per di più elaborati e conservati da organismi
diversi : alcuni dall'ISTAT, altri dal Servizio di statistica del Ministero,
altri dalle Direzioni generali.
• Il risultato fu la presa di coscienza, anche alla testa del ministero,
della necessità di dotarsi di un apparato moderno di gestione del sistema
scolastico, comprendente da un lato un servizio della valutazione e
dall'altro una direzione consolidata della statistica scolastica. Il
ministero non aveva né l'uno né l'altra.
• La prova che qualcosa stava maturando in questo senso la si trova in un
documento del ministero che propone una bozza di progetto per l'istituzione
di un servizio o sistema nazionale di valutazione delle attività formative
(documento non datato ma che dev'essere probabilmente del 1995 , anteriore
al cambiamento di maggioranza politica del 1996). In questo documento si
trovano alcune proposte eccellenti che sono del tutto scomparse in seguito.
Vale la pena riassumerle:
• Il Servizio nazionale di valutazione fin dall'inizio dev'essere costituito
in forma d'istituzione autorevole ed affidabile, per quanto possibile
autonoma e indipendente sotto forma di Ente autonomo o di Agenzia a
carattere pubblico, finanziato dallo Stato e da altri enti pubblici, dotato
di larga autonomia di gestione e d'impostazione tecnico-scientifica
(analogamente, si precisava, a quanto avviene per l'ISTAT)
• Per realizzarlo si ipotizza la costituzione di un consorzio nazionale per
la verifica dei risultati scolastici posto al di sopra delle parti
(ministero, singoli istituti, scuole statali e non statali, sindacati,
partiti politici), in grado di assumere agli occhi dell'opinione pubblica
sufficiente prestigio e autonomia d'azione per dare garanzia d'indipendenza;
fra gli enti che potrebbero consorziarsi a tal fine avrebbero potuto
rientrare l'Istituto di psicologia del CNRS , l' ISTAT , l' ISFOL , il
CENSIS , la fondazione IARD di Milano e l' Istituto Cattaneo di Bologna.
• Nello stesso documento appare un'altra idea che invece resterà incastonata
in tutte le varianti proposte in seguito fino a quella del marzo di quest'anno
e cioè quella del servizio alle scuole sotto forma di metodologie, test,
strumenti collaudati, prove standardizzate messe a disposizione dei docenti
per attività di autovalutazione a livello locale.
• Un passo strano è compiuto dal primo governo di centro sinistra che
istituisce con la direttiva n. 307 del 27 maggio 1997 il Servizio Nazionale
per la Qualità dell'Istruzione.
A nessuno, credo, sfugga il fatto che non si parli più di valutazione ma di
servizio per la qualità dell'istruzione. La differenza è significativa
perché rivela la diffidenza e fors'anche le pressioni del mondo insegnante
verso l'istituzione di un servizio centrale di valutazione della scuola.
• La pubblicazione di questa direttiva, che non smantellava il CEDE ma che
insediava presso il CEDE il Servizio sulla qualità dell'Istruzione, era
stata preceduta da una serie di riunioni e consultazioni tra le quali vale
la pena citare un incontro con l'OCSE sul ruolo dei sistemi di valutazione
nell'evoluzione delle politiche educative tenutosi a Roma il 14 settembre
1996, organizzato dal Ministero della Pubblica Istruzione. Gli atti
dell'incontro sono stati pubblicati dalla Direzione generale degli scambi
culturali del ministero e sono quindi consultabili da tutti.
• Tra questi esperti internazionali c'era il direttore generale
dell'istruzione primaria dei Paesi Bassi, Mark Frequin, la direttrice del
National Center for Education Statistics degli Stati Uniti e responsabile
dei programmi internazionali di valutazione Jeanne Griffith, il
vice-direttore generale del ministero dell'istruzione della Finlandia Arvo
Jappinen, il direttore generale del Consiglio nazionale dell'educazione
della Svezia Ulf Lundgren, il direttore generale della Direzione della
valutazione del ministero francese dell'educazione nazionale Claude Thélot,
il direttore dell'Istituto Nazionale per la qualità e la valutazione (INCE)
della Spagna, Alejandro Tiana. Erano pure presenti i due sottosegretari di
stato per l'istruzione, Nadia Masini e Albertina Soliani, la commissione
tecnico-scientifica che il Ministero aveva appena insediato in vista della
costituzione del servizio nazionale di valutazione, con il suo presidente
Aldo Visalberghi e tutta una serie di alti funzionari dell'amministrazione
della pubblica istruzione, tra i quali Pasquale Capo e Giovanni Trainito,
nonchè il segretario particolare del ministro Berlinguer, Vittorio Campione.
Il tema centrale dell'incontro era proprio quello del l'autonomia del
servizio di valutazione rispetto al ministero.
• Claude Thélot, è il relatore principale. Non è l'ultimo venuto in materia:
matematico di formazione, membro del prestigioso Istituto Nazionale di
Statistica e Studi economici (l'INSEE), dirige con pugno di ferro la DEP,
ossia la Direzione per la Valutazione e le Analisi Previsionali, un servizio
del ministero dell'istruzione di circa 500 persone, che si occupa delle
statistiche e delle valutazioni. L'anno precedente, nell'autunno del 1995,
Thélot aveva proibito la pubblicazione dei risultati della Francia sulle
competenze in lettura della popolazione adulta prodotti dall'indagine dell'OCSE
IALS e aveva avuto il coraggio di fare ritirare il manoscritto ormai pronto
per la stampa, per esigere che fosse ripulito di tutti i dati relativi alla
Francia.
• Thélot spiega all'uditorio italiano le quattro funzioni del servizio di
valutazione del sistema educativo (questa è un'altra differenza
significativa: i Francesi parlano di valutazione del sistema educativo
mentre gli Italiani di valutazione della qualità dell'istruzione oppure del
sistema d'istruzione, che non è la stessa cosa del sistema educativo:
1. la prima è la conoscenza, per l'appunto, del sistema educativo, con
diretta responsabilità per la raccolta dei dati statistici sulla scuola,
sull'università e sul liceo;
2. la seconda è la valutazione dei risultati del sistema educativo, degli
studenti e di ogni scuola;
3. la terza è di previsione degli sviluppi quantitativi e qualitativi del
sistema educativo, con livelli diversi: previsioni a due anni per il
confronto con il bilancio preventivo; previsioni a dieci anni per il
reclutamento degli insegnanti e previsioni a vent'anni per le decisioni
strategiche;
4. la quarta è quella di diffondere e rendere pubblici gli esiti delle
ricerche e delle indagini.
• La DEP francese non si occupa neppure d'autovalutazione e svolge una
limitata attività di formazione alla valutazione con una grande varietà di
pubblicazioni e con la produzione di indicatori d'istituto calcolati per
tutte le scuole superiori (il progetto IPES; si veda a questo proposito
l'articolo di F.Abi-Saab e P.Alt inserito nel volume "Una pagella per la
scuola", 2003, curato per la Erickson da Bottani e Cenerini).
• Su invito del ministero, la DEP può però valutare innovazioni pedagogiche
o sperimentazioni educative di grosso calibro e riferire il proprio parere
al ministro, che può tenerne conto od ignorarlo, in quanto la decisione è di
sua competenza
• La DEP è un caso esemplare di distinzione tra decisione politica e
valutazione. Per esempio, la DEP è stata incaricata dal ministro di valutare
l'insegnamento precoce della lingua straniera. L'esercizio è sfociato in un
parere negativo, ma il ministro ha deciso nondimeno di generalizzare questo
insegnamento.
• Per Thélot, il servizio di valutazione non deve coincidere con
l'amministrazione centrale e deve restare autonomo, pur non restandone
totalmente separato. Una divisione netta tra servizio di valutazione e
amministrazione implica il rischio, secondo Thélot, di un non riconoscimento
del valore delle ricerche e di una loro delegittimazione. Ma Bottani non
condivide questa posizione.
• Rispondendo ad una domanda sul ruolo degli insegnanti nella costruzione
delle prove, Thélot precisò che il loro coinvolgimento era indispensabile:
alla DEP, oltre alle 200 persone del servizio di valutazione che lavorano
sulle prove, ci sono circa 150 insegnanti e ispettori che si riuniscono
tutte le settimane per mettere a punto gli item dei test.
• Anche per Jeanne Griffith l'indipendenza del servizio rispetto ai politici
è un punto critico essenziale. Negli Stati Uniti, il servizio che si occupa
delle valutazioni, il National Center for Education Statistics , pur facendo
parte del ministero è del tutto indipendente rispetto al ministro. La legge
precisa infatti che il direttore del servizio non deve essere influenzato
dalle vicende politiche o da richieste e interessi politici di qualsiasi
particolare amministrazione federale o del congresso. Due norme assicurano
quest'autonomia:
1. la prima riguarda la nomina del direttore, che è di competenza del
presidente degli Stati Uniti e non del ministro. Il direttore del servizio (Commissioner)
resta per altro in carica anche dopo le elezioni presidenziali. Poiché
l'incarico è quadriennale e viene ratificato due anni, prima delle elezioni
presidenziali, il direttore non può essere esonerato dall'incarico per
motivi politici quando viene eletto un nuovo presidente. Lo "spoil system"
non lo riguarda.
2. la seconda stabilisce che il direttore è il responsabile unico della
pubblicazione dei dati. Il ministro non può interferire in alcun modo sui
dati che vengono diffusi.
• Per Griffith le principali caratteristiche di un servizio di valutazione
efficace sarebbero le seguenti:
1. la pertinenza dei temi trattati, la capacità di anticipare i problemi;
2. l'elevata qualità dei dati;
3. l'oggettività delle informazioni;
4. la riservatezza, ossia la protezione della sfera privata per quel che
riguarda tutti i dati raccolti sugli studenti e sulle scuole
5. l' indipendenza, garantita da un comitato apposito ( l' Advisory Council
on Education Statistics ) composto di persone che vengono dall'università,
dal settore privato, da altre agenzie statali, che si riunisce tre volte
all'anno e che dispone di un'ampia libertà di manovra per valutare tutti gli
aspetti del lavoro del servizio.
• Alcuni mesi dopo quest'incontro (il 21 maggio 1997), il ministero italiano
della Pubblica Istruzione emana, come si è detto, la direttiva n. 307 che
istituisce il Servizio nazionale per la qualità dell'istruzione e pubblica
il 29 settembre dello stesso anno la circolare applicativa n. 603.
• Questi documenti sono presentati per un parere ad un gruppo di esperti
dell'OCSE invitati nell'autunno 1997 ad esaminare il progetto di riforma del
ministro Luigi Berlinguer.
• A tale scopo, il ministero aveva dovuto compilare una relazione per
spiegare ai periti dell'OCSE ed ai Paesi membri dell'organizzazione le
caratteristiche e gli orientamenti della riforma in cantiere (Ministero
della Pubblica Istruzione: Rapporto di base sulla politica scolastica
italiana . Roma 1998. Il rapporto è pubblico). Una sezione di questo
Rapporto è riservata alla presentazione del neo-costituito Servizio
nazionale per la qualità dell'istruzione.
• In questa sezione si descrive in maniera dettagliata la struttura del
servizio, la sua impostazione e soprattutto gli indirizzi teorici che lo
guidano.
• Fra il 1997, il 1999, il 2004 non c'è soluzione di continuità: l'assetto
strutturale del servizio nazionale di valutazione non muta e permangono
anche alcune finalità non presenti in analoghi servizi in altri Paesi, come
l'insistenza per l'autovalutazione delle scuole. Cambierebbe solo la
denominazione:
nel 1999, il Servizio nazionale per la qualità dell'istruzione,
poi l' "Istituto nazionale per la valutazione del sistema d'istruzione
INValSI" .
Con lo schema di decreto legislativo del 25 marzo 2004 si sarebbe giunti
alla fine di un faticoso percorso con la costituzione di un Servizio vero e
proprio per la valutazione dell'istruzione, avente un organico proprio di
circa 50 persone, un mini-organismo che non sconvolge né incrina la
massiccia struttura del ministero.
Il progetto Berlinguer-Vertecchi, Servizio nazionale per la qualità
dell'istruzione, proposto dal primo governo di centro-sinistra nel 1997
"svilupperà (..) linee di intervento relative sia ad aspetti didattici
dell'attività delle scuole, sia a variabili che connotano sul piano
organizzativo, sociale, economico e culturale le condizioni in cui le scuole
svolgono la loro attività " ( MPI, 1998). Non c'è la valutazione di massa.
L'ambizione principale era quella di incidere sul funzionamento della scuola
per migliorare gli esiti dell'istruzione mediante un'autovalutazione ( o
valutazione interna). Il servizio di Vertecchi, almeno agli inizi, non aveva
come compito prioritario quello di svolgere valutazioni esterne di massa
della scuola italiana. Solo in seguito, nel 1999, il servizio si è orientato
in questa direzione con una rilevazione campionaria impostata per analizzare
l'evoluzione del sistema scolastico (il progetto SERIS, ossia Servizio
Rilevazioni di Sistema). All'inizio, il progetto faro del servizio era
l'archivio docimologico per l'autovalutazione delle scuole, nel quale le
singole scuole od i docenti avrebbero potuto attingere item di test o prove
tarate utilizzabili per le proprie autovalutazioni
• Nell'autunno del 1997, il Ministero della pubblica Istruzione sottopone
per un parere i suoi progetti di riforma della scuola ad un gruppo di
esperti internazionali designati dall'OCSE, l'organizzazione di cooperazione
e sviluppo economici con sede a Parigi che è specializzata nella valutazione
comparata delle politiche nazionali, in primo luogo la politica economica,
ma anche quella sociale, della scienza e della ricerca, dell'ambiente e
quindi anche dell'educazione.
• Per la seconda volta, in un anno, il Ministro sollecita il parere di
esperti internazionali: la prima, nel settembre del 1996 per raccogliere
informazioni di prima mano sull'organizzazione dei servizi di valutazione
nazionali; la seconda, nell'autunno del 1997 per un esame completo della
riforma in cantiere.
• Alla fine dell'esame, il gruppo di esperti presenta una propria relazione
che contiene una serie di raccomandazioni rivolte al ministro (OCSE: Esami
delle politiche nazionali dell'istruzione: Italia . Armando Editore, Roma
1998).
• Giocando di rimando con il documento ufficiale italiano, gli esperti
internazionali dedicano a loro volta una sezione intera della loro perizia
al sistema nazionale per la qualità dell'istruzione.
• Gli esperti non sono affatto convinti della validità dell'impostazione del
servizio e lo fanno sapere in cinque raccomandazioni che delineano un
compito diverso per la valutazione di sistema.
• Il passaggio chiave della perizia degli esperti OCSE:
• "per il momento la struttura disegnata nella direttiva ( n.d.r. la
direttiva 307/1997) non ha una precisa corrispondenza in altri Paesi
europei, che hanno seguito diversi approcci nello stabilire i rapporti tra
autorità e sistema di valutazione. In alcuni paesi, il compito della
valutazione dell'istruzione è affidato ad agenzie collegate al Parlamento o
al Governo, ma che sono indipendenti nel determinare i programmi di
intervento. E' il caso, per quanto riguarda la Gran Bretagna del
Qualifications and Curriculum Authority ( QCA, precedentemente SCAA), e
dell'OFSTED ( Office for Standards in Education) o dello Skolverket (
Agenzia Nazionale) in Svezia. Altrove, la valutazione viene affidata a
servizi governativi interni al Ministero o, in alcuni casi, a un corpo di
professionisti incaricati di un'attività di monitoraggio continuo degli
standard educativi e del funzionamento del sistema. Esistono anche modelli
intermedi, come l'Instituto Nacional de la Calidad y Evaluacion (INCE)
spagnolo, che dipende dal Ministero dell'educazione, ma il cui comitato
direttivo è costituito in maggioranza dai rappresentanti delle comunità
autonome, o come il Comitato di Valutazione all'interno dello SOED( Scottish
Office of Educacion) scozzese, dove sono rappresentati i vari attori del
sistema educativo.
Noi riteniamo che il Ministero potrebbe avere maggior forza se il sistema di
valutazione fosse indipendente. Vorremmo, per questa ragione, raccomandare
che al sistema di valutazione sia accordata una maggiore indipendenza
rispetto a quella che ora vediamo nei documenti che abbiamo citato, e ciò
specialmente per garantire un flusso continuo di valutazione oggettiva."
Le 5 raccomandazioni degli esperti OCSE, inoltre, in sintesi, recitano:
Raccomandazione 1:
• Noi raccomandiamo che sia istituito un sistema di valutazione
indipendente, che incentri la sua attività sulla definizione di parametri di
valutazione, per mettere le scuole nella condizione di autovalutarsi (
n.d.r.: questa era una concessione al decreto 307/1997) con riferimento a
tali parametri, sviluppi test, svolga verifiche ai vari livelli scolastici e
fornisca consulenza su come devono essere allocate le risorse perché si
ottengano risultati più equi e migliori.
Raccomandazione 2:
• Raccomandiamo altresì che il Governo consideri l'opportunità di istituire
un ente indipendente incaricato di svolgere ricerche indipendenti in materia
di istruzione, utilizzando sia fondi pubblici che fondi provenienti da altre
fonti, se c'è interesse ad avere un parere indipendente sul funzionamento
del sistema formativo.
Raccomandazione 3:
• Raccomandiamo che il Governo riesamini il ruolo dell'ispettorato alla luce
delle mutate condizioni delle scuole in relazione alle riforme. Gli
ispettori dovrebbero, in particolare, essere coinvolti nel programma di
miglioramento delle scuole e valutare i risultati.
Raccomandazione 4:
• Raccomandiamo la creazione di un sistema di testing per valutare gli
alunni in determinati momenti del corso di studi o in determinate classi,
specialmente al termine della scuola dell'obbligo. Spetta al governo
decidere quale tipo di estensione debba avere la valutazione: se a campione
o per l'intera coorte, in modo che ogni allievo e la sua famiglia possano
conoscere il livello medio di rendimento della scuola frequentata.
Raccomandazione 5:
• Raccomandiamo, inoltre, che i risultati di questa valutazione vengano
messi a disposizione dei genitori e della comunità, in genere sotto forma di
media delle scuole, in modo che si possa decidere come le singole scuole
possono migliorare e come le pratiche che hanno successo possono essere
disseminate a favore di un maggior numero di insegnanti.
Così descritto il percorso, Norberto Bottani avanza i principali rilievi al
decreto del 25 marzo 2004, che riordina l'Istituto nazionale di valutazione
(INValSI) nato nel 1999:
• asservimento del servizio al ministero ed al governo (articolo 4 e
articolo 6))
• indipendenza scientifica carente (articolo 4 e articolo 8)
• confusione di compiti e affastellamento di compiti eterogenei (articolo 3)
• mancanza di un disegno strategico di valutazione del sistema scolastico
• occultamento delle relazioni tra valutazione e autonomia scolastica e tra
Istituto di valutazione e Regioni, alla luce dei nuovi poteri loro assegnati
dal nuovo Titolo V della Costituzione
• la missione principale del servizio è la valutazione su larga scala (senza
però precisare se queste valutazioni siano su base campionaria oppure su
un'intera coorte di studenti)
• assicura la partecipazione italiana a progetti di ricerca europea e
internazionale in campo valutativo (sarebbe bastato dire: ai progetti di
valutazione internazionali), senza però precisare con quali mezzi e con
quali finalità, il che equivale a fare marcia sul posto perché questo era
anche il compito del vecchio CEDE.
Dopo ampia motivazione dei singoli rilievi, Norberto Bottani conclude: il
decreto che riorganizza l'INVALSI non è soddisfacente sia per i compiti
assegnati all'Istituto, sia per le competenze e l'organizzazione previste.
E' insomma un decreto che non è all'altezza di una politica moderna
dell'educazione, le cui principali lacune possono essere riassunte nel modo
seguente:
• non apre prospettive di sviluppo alla ricerca sulla valutazione in Italia
né stimola la diffusione di una cultura della valutazione in un Paese che ne
è privo;
• non rispetta l'autonomia della valutazione;
• non garantisce l'indipendenza scientifica dell'Istituto;
• è monco in quanto non è inserito in una strategia coerente di valutazione
del sistema educativo;
• non tiene conto dei cambiamenti indotti dal nuovo Titolo V della
costituzione, in particolare dei nuovi poteri delle Regioni.