Perchè il processo di consolidamenro della qualità possa consolidarsi e
diffondersi è necessario sgombrare il percorso da tanti luoghi comuni che
rendono impraticabile, per i meno avvertiti, la più attiva e consapevole
iniziativa. Uno di questi luoghi comuni è l'idea che gli esami di stato
riflettano gli stessi contenuti dell'organizzazione scolastica. Non è sempre
vero e non è mai un fatto meccanico.
Cioè in sostanza si potrebbe avere anche una scuola che vive in modo
corretto, anche se poi non è in grado di costruirsi un percorso d'esame
coerente.
Accade così che illustri giornalisti raccolgano qualche mugugno, vuoi di
docenti, vuoi di studenti, vuoi di genitori, e sentenzino che dalla riforma
Gentile ad oggi la scuola è sempre andata peggiorando.
Si tratta di un luogo comune quanto mai pericoloso.
La scuola non è in discesa. La scuola è in trasformazione.
E non potrebbe essere altrimenti visto il mutare delle generazioni e della
struttura culturale che in ottanta anni si è verificata. Sotteso a questo
luogo comune vi è l'idea che l'esame di stato vada eliminato. Non è la sede
per discutere questo problema e comunque, se lo si volesse affrontare, non
per questo si dovrebbe concludere che dovrebbero venir meno gli strumenti
per la verifica e del livello di apprendimento degli studenti in fase
finale, e dello stato del sistema scolastico in cui gli studenti vivono, e
del rendimento che sanno offrire i docenti che nella scuola
operano. Tra i tanti giornalisti che meritano una menzione per essere capaci
di gonfiare questo luogo comune, vanno citati Mario Pirani e Corrado Augias.
Un altro luogo comune è quello secondo cui la scuola sarebbe il regno della
burocrazia. Sono in tanti a concorrere nel mantenere in piedi questo luogo
comune che è logicamente in antitesi con l'idea della scuola dell'autonomia
che oggi si costruisce e con l'idea stessa di qualità che nella
scuola si sta consolidando. Ma ci sono personaggi che, pur di rimanere sulla
cresta dell'onda, vogliono deliberatamente ignorare i processi che nel fondo
del mare si costruiscono.
È così accaduto che la presidente di Emergency (moglie di Gino Strada) sul
Corriere della Sera in un'ampia intervista a tutta pagina in cui si presenta
come "io, angelo custode di Emergency, sogno una Milano più tollerante"
chiuda la sua intervista con queste parole: "La scuola è sempre più
burocrazia, e sempre meno valori culturali, purtroppo".
La signora Sarti è stata anche insegnante ed è andata in
pensione il primo settembre 2003, quindi dovrebbe conoscere se non altro gli
ultimi passi compiuti dalla scuola, a meno che non immagini, che, uscendo
lei, siano usciti i valori culturali. È più probabile, invece, che avendo
ormai Emergency dieci anni, la signora Sarti abbia voluto prestare più
attenzione alla crescita di Emergency che non ai percorsi di autonomia, di
costruzione dei progetti di offerta formativa, del sistema di certificazione
della qualità messi già in atto nella scuola italiana quando lei era ancora
in servizio.