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5. “Ipocrisia”.
    
In margine a un breve dibattito
     innescato da Claudio Magris
     volto a saggiare il terreno
     per una ridefinizione giuridica Stato–Chiesa

Recita Magris: “Più un’istituzione (politica, religiosa, culturale) esercita un ruolo rilevante, più essa sente il dovere morale di intervenire per migliorare le cose o almeno impedire che esse peggiorino, ma a questo senso di responsabilità etica si mescola facilmente un’ambigua e brutalmente esplicita volontà di potenza, un tentativo di estendere il proprio dominio che spesso provoca reazioni polemiche e proteste, spicciativi inviti a farsi i fatti propri.”
Questo è quello che sta accadendo alle dichiarazioni della Chiesa e di Benedetto XVI.
Magris prosegue in un distinguo piuttosto spiccio tra vechio e nuovo pontefice, sottolineando una permanente violazione ecclesiastica della distinzione evangelica “fra ciò che pertiene a Dio e ciò che pertiene a Cesare”. La prosa è accattivante. Con il tono della testimonianza diretta passa a determinare la questione se “siamo sicuri di criticare, di volta in volta, l’ingerenza politica della Chiesa in sè e non una sua scelta politica che ci dispiace”. Sfido un lettore a immaginare se dietro questa sottigliezza bizantina gli sia consentito immaginare “una volta” in cui egli possa legittimamente credere che la Chiesa non eserciti tale misfatto, l’ingerenza politica.
Una volta —Magris giovane— si sarebbe detto: “Tutto è politica”.
Oggi —Magris al tramonto— qualcuno grida: “Tutto è politica, tranne la Chiesa”.
è a queste grida che Magris vorrebbe opporsi. Le trova sguaiate e ipocrite. Tutti hanno il dovere morale di intervenire e gridare se vedono qualcosa di ingiusto. Quindi anche la Chiesa deve avere questo diritto. Aggiunge Magris: “E non si vede perché si dovrebbe negare il diritto di esprimersi, giustamente riconosciuto a tutte le associazioni, a quella filatelica come a quella della caccia.” Ecco il punto. Tutti conoscono il mio interesse, pur non essendo io filatelico, a servire il gusto di chi lo è già o a sollecitarlo in chi non ce l’ha. Ecco il punto: per Magris può parlare ogni persona, purché non disponga di “iniqui privilegi e di strumenti di pressione che le conferiscano un illecito potere”. Cioè io potrei parlare di francobolli, perché non sono le Poste e i miei poveri fogli che vado scrivendo sono tutto trane che strumenti di pressione. Io sì. Ratzinger no. E perché. Perché Ratzinger ha il concordato. Da qui ogni misfatto. E Magris termina sul letto di Cavour, ricordando il leggendario: “Libera Chiesa in libero Stato”.
Partito ad esaminare il livello di ipocrisia di quanti accusano la Chiesa di ingerenza politica, Magris si ritrova in pieno Risorgimento, dopo aver calpestato ben bene più di un Pontefice. Ho voluto seguirlo, perché mi attraeva la curiosità di conoscere come avrebbe fatto ad affrontare il problema del “finanziamento pubblico delle scuole private confessionali” e invece, dopo un labirinto molto poco storico, mi ritrovo solo a dover concludere di esser felice che Magris non sia sfiorato dal dubbio che dell’ipocrisia che egli attribuisce a qualche suo lettore o collega, non sia infetta anche la sua penna.

Testo integrale di Magris e di chi lo ha seguito nel dibattito:

Claudio Magris,
L’ingerenza dell’ipocrisia.
Le reazioni agli interventi del Papa,
Corriere della Sera, 18 dicembre 2006,
prima pagina, Editoriale _
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Ernesto Galli Della Loggia,
Una società senza cattolici.
La Chiesa c’è, ma le mancano i militanti,
Corriere della Sera, 20 dicembre 2006,
prima pagina, Editoriale __________________


Michele Brambilla,
Sui cattolici manca l’autocritica,
Il Giornale, 21 dicembre 2006,
prima pagina, Editoriale __________________


Dino Boffo,
Ma sul tavolo tutte le domande.
Provocazione utile
Avvenire, 21 dicembre 2006,
pagina28______________________________

 

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