4. “Senza Dio i conti non
tornano”
“Senza Dio i conti non tornano”. Sembrerebbe la risposta a un libro,
“Gioventù senza Dio”, tante volte citato in questo Giornalonline e tante
volte, per tanti anni, dopo la pubblicazione per la Garzanti Scuola,
proposto a tutti i miei studenti.
Quel libro fu concepito per denunciare e arginare gli effetti
dell’istruzione statale sull’educazione giovanile al tempo del nazismo. Oggi
mi colpisce quest’affermazione, “Senza Dio i conti non tornano”, tanto da
assumerla a risposta per le domande che dalla lettura di quel libro possono
farsi i tanti studenti e docenti che hanno avuto modo di leggere quel bel
libro di Ödön von Horvàth.
“Non siamo al nazismo”, potrebbero obiettare quei pochi visitatori che mi
leggeranno. E poi ... 2006 ... in Italia !
Non sono contestabili né i tempi, né i luoghi.
Ma non sono contestabili neppure i segni di un degrado deprimente, specie
tra i giovani, quei segni che fanno a dire a chiunque che i conti proprio
non tornano.
Allora: “Senza Dio i conti non tornano” è l’espressione che ho incontrato
nel “Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana in
vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica
nell’anno scolastico 2007-2008”. Un messaggio rilevante, quindi,
didatticamente e, per quel che riguarda la mia esperienza sullo stato
dell’insegnamento della religione nella scuola in Italia e nel 2006, un
messaggio allarmante. Sapranno interpretarlo quanti vorrebbero migliorare la
qualità della scuola italiana?
“[La scuola] può e deve dare il suo contributo alla riflessione sul mistero
della vita, soprattutto oggi che, per la presenza di un numero in continua
crescita di bambini e ragazzi provenienti da altri paesi, sta diventando
sempre più un luogo di confronto di tradizioni culturali e religiose.
Memoria viva del passato, progettazione creativa del futuro, la scuola è
innanzitutto un tempo dedicato alla maturazione integrale degli alunni,
quindi anche della dimensione spirituale e religiosa, all’interno e in
dialogo con il contesto culturale e sociale in cui essi sono inseriti.” A
cosa si ridurrebbe la nostra letteratura e ogni manifestazione artistica e
culturale che nei secoli si sono sedimentate sul territorio e dentro il
popolo, se pretendessimo di mettere tra parentesi la spinta spirituale che
le ha generate. Certo comprometteremmo la maturazione degli studenti.
Penso, quindi, sia utile conoscere e discutere questo messaggio della
Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, del 30 novembre 2006.
Testo integrale_________________________