
MILANO (28 gennaio)*
ROMA (1-3 ottobre)
NAPOLI (3 novembre):
... un Intercity chiamato “Sicurezza”.
Andata e Ritorno.
Dalle dichiarazioni d’intenti all’operativita’
(di G.Pirovano)
Al Convegno Europeo di Roma (dall’1 al 3 di ottobre) la voce italiana
tecnicamente più informata è stata quella della Consulta Interassociativa
Italiana per la Prevenzione (CIIP), presentata ufficialmente dal medico del
lavoro Gilberto Boschiroli. Quanto proposto a Roma all’attenzione
dell’Europa è stato uno dei risultati del confronto e della collaborazione
di un gruppo di esperti su prevenzione e sicurezza e di esponenti del
settore istruzione-formazione, impostato sui risultati di un primo seminario
tematico svoltosi a Milano il 28 gennaio 2003 —La cultura della prevenzione
e il mondo della scuola: “Idee che frullano”— e che ha fatto proprie le
indicazioni programmatiche emergenti dagli interventi normativi e di
indirizzo più recenti ed innovativi. Quell’avvio di elaborazione fu
documentato “in diretta” proprio dal “Laboratorio didattico”. Ora qui si
sintetizza, nella lettura di chi trascorre le sue giornate tra i banchi di
scuola, qual è il senso dell’iniziativa di questa Consulta, ormai
legittimata ad agire e, per quanto ci riguarda, da incoraggiare a diffondere
capillarmente tra le scuole la propria proposta operativa. Come avviene a
Napoli il 3.11.
I testi ufficiali della Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione
(CIIP) sono visibili su questo sito in "Eventi"
Migliorare la qualità della vita è un dovere, un compito suggerito da
un’attenta lettura di fatti sociali, economici, culturali della nostra epoca
così preoccupata del benessere a 360°.
In questo contesto la cultura della prevenzione e della sicurezza (in
seguito per brevità detta CPS) si offre come fattore da sviluppare,
diffondere e concretizzare, come strumento che valorizza il capitale umano
come fondante risorsa. I suoi principi irrinunciabili: rispetto di sé, degli
altri, dell’ambiente sono, purtroppo, spesso lasciati nella palude delle
buone intenzioni: trasmissioni disciplinari, conoscenze tecniche,
imposizioni di regole e norme lasciano pochi segni di cambiamento.
Ciò che si desidera, invece, è iniziare un dinamico processo di
apprendimento che porti all’acquisizione di un habitus mentale, una continua
modificazione delle capacità cognitive, relazionali e comunicative. In
questa ricerca è indispensabile accordare l’apporto di soggetti diversi che,
a vario titolo, contribuiscono a realizzare le finalità di questo lavoro:
—
favorire la crescita e la valorizzazione della persona;
— sviluppare autonoma capacità di giudizio e l’esercizio alla responsabilità
personale e sociale;
— educare ai principi fondamentali della convivenza civile e rafforzare le
attitudini alla convivenza sociale;
— sviluppare capacità e competenze adeguate all’inserimento nella vita
sociale e nel mondo del lavoro.
Questo inizio di lavoro vuole contribuire all’assunzione consapevole di
responsabilità individuali e sociali. E sappiamo quanto l’incipit sia
importante…
Si propongono alcuni punti di riflessione.
.. 1. — Innanzitutto si chiarisce cosa si intende per CPS: è un insieme
ordinato di valori che discendono dal rispetto di alcuni principi, cui segue
la scelta di determinati atteggiamenti che orientano i comportamenti
verso
obiettivi di sicurezza. Praticamente la CPS crea una relazione educativa tra
principi e comportamenti che sottendono la realizzazione di obiettivi di
sicurezza e contribuisce alla formazione equilibrata del cittadino,
consapevole della propria responsabilità individuale verso se stesso, gli
altri e l’ambiente.
.. 2. — La CPS è elemento di un percorso continuo: le conoscenze e le
competenze proposte sono trasversali alle singole discipline. Questo punto
di riflessione è fondante e la sua applicabilità investe la preoccupazione
educativa di una scuola troppo spesso lasciata sola a motivare l’importanza
delle regole, la stessa conoscenza delle leggi che regolano la società
civile, la consapevolezza del valore, gli ambiti di responsabilità, le
conseguenze di un comportamento.
.. 3. — Il fine della CPS è l’integrità psico-fisica propria e altrui
e il
rispetto dei beni collettivi e dell’ambiente, è chiaramente quindi opera di
prevenzione dei comportamenti a rischio, in particolare nella pre-adolescenza
e nell’adolescenza. Interessante e attuale (anche in seguito all’intervento
del Ministro) lo studio della relazione tra comportamenti sociali a rischio
e l’abbandono scolastico, l’insuccesso formativo e la violenza minorile.
Proprio in coda al convegno romano il Ministro Letizia Moratti,presidente di
turno del Consiglio e il commissario europeo per l’Educazione e la cultura
Viviane Reding hanno partecipato alla riunione dei ministri dell’Istruzione
e della gioventù della UE che si è svolta a San Patrignano ed hanno preso un
impegno contro la dispersione scolastica che in Italia ha raggiunto un
indice veramente vergognoso.** Occorre elaborare “anticorpi di metodo” per
evitare il rischio o superare il disagio.
.. 4. — Un’altra riflessione consiste nel notare che non c’è netta separazione tra comportamenti
individuali negli ambienti di lavoro e
comportamenti assunti nella vita quotidiana. La CPS si propone, tra i suoi
obiettivi, quello della prevenzione degli eccessi e dei difetti,
l’assunzione di uno stile di vita a tutela dei rischi possibili.
.. 5. — Naturalmente necessitano requisiti perché possa esserci efficacia di
questi interventi educativi e formativi: l’adeguatezza allo sviluppo
psico-fisico dell’individuo in formazione, l’aderenza ai bisogni del
singolo, della comunità, del contesto, continuità ed approfondimento
progressivo, essenzialità, significatività, capacità motivazionale,
concretezza, verificabilità del processo, certificazione delle competenze.
Un’analisi attenta alla concretezza delle situazione non è scontata: in
troppi progetti viene indicata una situazione standard, asettica, lontana
dal cotesto in cui si opera; questo metodo genera disinteresse, scarsa
motivazione, sicuro insuccesso.
.. 6. — Degno di nota è l’approccio metodologico che, secondo studi ormai
classici ma disatteso dalla maggior parte dei docenti, verte sull’attenzione
ai diversi stili di apprendimento, alla valorizzazione delle diverse
intelligenze (soprattutto quella emotiva) dei singoli studenti, all’analisi
del proprio comportamento nelle situazioni concrete.
.. 7. — Determinante per l’efficacia dell’intervento formativo è la
qualità
della relazione pedagogica,affettiva e didattica tra docente e discente. è
evidente il lavoro coraggioso (rischio) che i docenti sono invitati a
iniziare, continuare, approfondire, correggere, alimentare, nella
consapevolezza oggi irrinunciabile di un nuovo ruolo educativo. Alla
professionalità–docente si affiancano esperti di settore e altri soggetti
interessati a realizzare questi obiettivi.
.. 8. — Per inserire la CPS nel POF occorre una formazione specifica e una
valorizzazione delle professionalità degli operatori scolastici. I docenti
sono chiamati in causa perché per delineare una politica per lo sviluppo
della CPS occorrono linee guida espresse dal collegio docenti discusse e
vagliate in consigli di classe o in commissioni. Può essere utile il
supporto di uno staff di consulenza che, come già detto, non proponga un
modello preconfezionato, ma indirizzi i docenti a rispondere con creatività
alle esigenze delle singole scuole.
.. 9. — Non può mancare il contributo dei Dirigenti Scolastici che
dovrebbero proporre una coerenza nell’applicazione del DL 626/94 e del DM
della Pubblica Istruzione 382/98 e predisporre occasioni e opportunità
perché la comunicazione delle notizie più importanti in fatto di sicurezza
venga fornita agli allievi e a tutti gli utenti della scuola. Non secondario
è il coinvolgimento delle famiglie.
.. 10. — Occorre curare azioni di comunicazione e confronto strutturato
favorendo la creazione e il sostegno di un rete istituzionale. Molto
concreto è il richiamo alle adeguate risorse finanziarie, anello ancora
debole per la nostra scuola che rimane un luogo determinante per la
formazione dei futuri cittadini.
Il documento CIIP è chiaramente in alternativa all’autoreferenzialità delle
AA.SS.LL che finora hanno assunto sia il ruolo di promotore della formazione
che quello di organismo di controllo: si apre una finestra di riflessione
serena ma critica sul lavoro svolto da queste Agenzie all’interno della
scuola.
“Se nella scuola italiana fosse sufficiente enunciare qualche presupposto da
Roma (o da Napoli, da Milano) per segnare una svolta nell’insegnamento e
nello stile educativo che nelle aule si riesce realisticamente a
sostenere,allora la scuola italiana non sarebbe nella condizione tormentata
in cui sopravvive”*. è vero, ma consideriamo più importante proseguire un
lavoro facendo tesoro di queste competenze come humus vitale di troppi
“progetti –salute” mummificati in routine, sondaggi, griglie e verbali.
* Vedi:
IL NARRATARIO 9,3 del 15 febbraio 2003
** Vedi: IL SOLE
24 ORE del 5 ottobre 2003

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