
Tra timori e aspettative
A due insegnanti di una scuola elementare di Cinisello B. (zona Nord
Milano), che hanno aderito ai test dell’INValSI chiediamo un’opinione
sull’iniziativa.
Per la
prima insegnante l’indagine può avere una rilevanza statistica a livello
nazionale, ma quanto emerge non è detto che sia congruente con la situazione
della propria classe. Sarebbe quindi difficile immaginare una ricaduta sui
singoli insegnanti ed alunni.
Il secondo insegnante lamenta il mancato coinvolgimento del corpo docente,
che non è stato adeguatamente informato e formato. A suo avviso la ricaduta
positiva di tali test, che sondano le competenze più che le acquisizioni
meccaniche degli alunni, potrebbe essere quella di stimolare i docenti a
fondare l’insegnamento più sulla logica che sulla trasmissione di tecniche.
I nostri due insegnanti non sono un caso isolato. Riflettono le perplessità
di tanti e i loro sono i timori che abbiamo registrato in altri docenti con
una nostra “indagine di casi”, tanto importante quanto, se non di più, la
stessa indagine statistica:
..—richiesta di disponibilità del testo delle prove per eliminare
un’eventuale perdita di tempo nell’eseguire un lavoro senza riflessione
durante le risposte in classe;
..—il timore della valutazione, vissuta come monitoraggio sul proprio
insegnamento;
..—la curiosità dei risultati;
..—le attese del confronto;
..—l’incongruenza tra le prove testate e il metodo del lavorare per
progetti, tipico dell’autonomia;
..— la pertinenza e congruenza delle prove, considerando qualche perplessità
sorta dinanzi alle domande di italiano che richiedevano capacità di
interpretazione.
Non mancano però le aspettative:
..—avere confronti con le altre realtà didattiche attraverso i dati
statistici;
..— ricevere aiuto dalla consulenza regionale per la lettura dei dati;
..— utilizzare le prove nei prossimi anni come prove d’ingresso;
..—dotarsi di una formazione di base in tema di valutazione;
..—poter chiedere e ricevere una consulenza qualificata sull’autovalutazione
E anche tra gli stuenti comincia a diffondersi la consapevolezza di quanto
possa essere utile una valutazione non legata ad un voto. E anche loro
esprimono domande ed esigenze:
..—soddisfazione ed apprezzamento per essere stati coinvolti;
..—necessità d’informazione preventiva ed eventuale discussione successiva
delle prove;
..—condivisione per prove standardizzate su ogni tipo di scuola per testare
abilità più che contenuti;
..—richiesta di eliminare l’ambiguità nelle domande.
A tutti questi interrogativi, e non per tacitarli, pensiamo sia utile
ricordare l’esperienza di una collega dell’IIS “A. Spinelli”, Teresa
Manfredi:
«La mia esperienza sulla valutazione era legata alla valutazione di tipo
disciplinare. Di valutazione di sistema sapevo poco, ero a conoscenza
dell’esistenza di sistemi nazionali di valutazione negli altri paesi
europei, ma avevo molte perplessità sulla possibilità che qualcosa del
genere potesse funzionare anche in Italia. Mi ritrovai referente d’istituto
nel PP1... L’autunno successivo partecipai ad un incontro presso la
Direzione Scolastica Regionale sul tema del PP2. Da quel momento mi trovai
coinvolta come coordinatrice provinciale: fu creato un modello a cascata non
solo per permettere l’attuazione del PP2, ma soprattutto per diffondere il
tema della valutazione di sistema nelle scuole.
Poi, nel dicembre 2002, partecipai a un corso di formazione tenuto dall’INValSI
e mi apparvero subito chiare due cose:
—1. Creare in Italia un sistema di valutazione che esiste già in Europa,
basato su un Servizio Nazionale di Valutazione e non solo sull’Esame di
Stato;
—2. Il Servizio di Valutazione ha lo scopo di individuare situazioni di
problematicità per poter intervenire con tempestività e con risorse
adeguate. Restavano però parecchi dubbi: non si valuta così anche il singolo
insegnante? non si creano scuole di serie A e di serie B? e la rilevazione
sulle scuole non potrebbe divenire uno strumento di selezione? Tanti
referenti di altre scuole avevano questi dubbi. Proprio a loro ho suggerito
l’adesione al “Progetto”, perché solo collaborando è possibile dare
indicazioni, suggerimenti per migliorare il sistema valutativo. Che ci sia
l’intenzione di raccogliere i pareri delle scuole è risultato evidente nel
Seminario tenutosi a Tresivio il 4/5 settembre 2003».
(da "il laboratorio
didattico", settembre 2003)

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