Nessuna Qualità senza Libro
Nessuna qualità potrà essere garantita alla scuola se non si sviluppa la
capacità di lettura tra gli studenti.
Per questo apriamo i nostri "Strumenti" con la presentazione di un testo che
fa la "Storia del libro italiano". L'opera è di
Marco Santoro ed è edita
dalla Editrice Bibliografica. Ristampato nel luglio 2004, riprende uno
studio di dieci anni fa, che, tuttavia, mantiene integra la sua validità documentativa, storica e di forte ammonimento per i tempi presenti e futuri.
L'analisi, in 446 pagine, si articola dalle origini del mondo tipografico e
si sofferma su sei epoche della nostra storia: 1465-1500; 1500-1600;
1600-1750; 1750-1815; 1815-1922; 1922-1990.
Da pag. 343 a pag.363 è tratta
l'analisi su "Libri e lettori oggi".
Dopo aver passato in rassegna le opere in circolazione in Italia, e aver a
lungo analizzato l'editoria, anche quella scolastica, ci si sofferma
sull'atteggiamento creatosi con la presenza di altri strumenti di
comunicazione.
Un punto nodale è il ruolo esercitato dal pubblico. E l'analisi è elequente:
i tratti socio-demografici tra chi legge e chi non legge, tra chi legge
abitualmente e chi legge saltuariamente sottolineano rilevanti aspetti di
natura culturale: l'orientamento ai valori di fondo, gli stili di vita, gli
atteggiamenti nei confronti dei vari ambiti del sociale.
Il fenomeno lettura, quindi, appare fortemente correlato ad alcune
caratteristiche strutturali e culturali degli individui.
Toccando il problema «istruzione», l'analisi si fa impietosa:
se infatti è vero che molteplici sono le cause della refrattarietà alla
lettura, è anche vero che la frequenza della scuola non implica una
consuetudine alla lettura, è, se così si può dire, condizione spesso
necessaria ma non sufficiente. Un solo dato in proposito può risultare
estremamente eloquente: a fronte della percentuale dei non-lettori da undici
anni in su registrabile nel 1990 su valori del 62,5%, gli italiani privi di
titoli di studio (dalla licenza elementare alla laurea, quindi anche in
questo caso dagli undici anni in su) erano nel 1981 il 21,3% della
popolazione e presumibilmente nel 1990 ancora meno. Ne consegue che se
l'ideale corrispondenza «lettura»-«istruzione» è delineabile soltanto nei
casi di carriere scolastiche decennali o ultradecennali, si potrebbe dedurre
che nelle elementari, nelle medie e nello stesso biennio superiore non solo
generalmente si leggono soltanto libri di testo ma soprattutto non si
maturano interessi nei confronti del libro e non ci si sensibilizza in
merito alla pratica della lettura. Chi opera nella scuola sa che una tale
deduzione sarebbe fuorviante, ma sa anche che effettivamente risulta
estremamente complesso stimolare e fare radicare negli studenti l'abitudine
alla lettura.
Il risultato, per quanto paradossale possa essere, è che la scuola, dati
alla mano, incontra grossissime difficoltà a realizzare il proprio peculiare
obiettivo: insegnare a «saper leggere», e non a «leggere» soltanto,
cooperare, in maniera qualificata e consistente, alla formazione di
individui che proprio mediante (e in virtù de) la lettura siano in grado di
essere partecipi della realtà contemporanea in modo creativo e libero.
"Storia del libro italiano" di Marco Santoro, Editrice Bibliografica.
Milano, Ristampa 2004, 446 pagine
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