Editoriale “laboratorio didattico” febbraio 2004
Onde minacciose piegano il bastimento; ferraglie rimandano echi sinistri; forte nausea, premonitrice d’un vomito imminente, m’investe nell’inquietante rollio. In piena bufera d’inverno, con serbatoi pieni di gasolio, voluti da un nostromo ecologista su un vecchio trabiccolo con motori a nafta, siamo in balia degli elementi. La tragedia incombe quando gli ordini non si susseguono in linea di continuità. Ognuno pensa d’imporre il proprio punto di vista, totalmente slegato da chi gli sta intorno e dalla nave su cui si viaggia... così ci si ritrova a zigzagare spersi, nel panico della bufera, in seno a pericolose correnti che ci trascinano vorticose negli abissi dell’ideologia.
Nel bene o nel male la riforma Berlinguer aveva già attuato interventi concreti.
Le modifiche possibili sulla mappa, non lo sono state altrettanto nelle manovre di una realtà già traumatizzata dallo scompiglio portato dalla ristrutturazione. Una realtà che è stata poi gettata nel panico generato da decisioni pressoché impossibili da praticare, salvaguardando quelle positività enunciate nei principi fondanti l’attuale riforma. Non si può non apprezzare affermazioni coerenti tra l’altro col dettato costituzionale come il riconoscimento della centralità dell’alunno,
la personalizzazione di percorsi formativi flessibili, la diffusione delle nuove tecnologie e l’attenzione all’educazione continua e ricorrente; come non condividere l’impegno alla generalizzazione sul territorio della scuola dell’infanzia, la previsione di tempi più distesi per l’apprendimento,
la possibilità di recupero offerta dalle attività di laboratorio. E ancora la necessità di individuare criteri rigorosi per la valutazione degli apprendimenti, alla necessità di investire nella formazione iniziale e in servizio per implementarne la professionalità. D’altronde non possiamo non criticare la legge delega sia nel merito che nel metodo dell’introduzione degli anticipi, sull’introduzione dei due canali che già nell’impianto ledono il diritto alle pari opportunità, sulla fantomatica copertura finanziaria indispensabile per metterci in linea con le direttive UE volte a promuovere lo sviluppo economico e la piena integrazione europea con la valorizzazione del capitale umano, ed infine l’ingenua presunzione che la sola formazione a distanza possa rispondere alle reali esigenze dei docenti e raccordarsi con i bisogni formativi dei giovani e con le attività di ricerca, sperimentazione e sviluppo, di competenza delle istituzioni scolastiche autonome. Un processo di innovazione necessita di essere realmente condiviso e deve suscitare motivazione, interesse a misurarsi con le sfide del nuovo.
Per uscire dai mulinelli di questo mare mosso proponiamo una fotografia della situazione attuale,
non per aumentare il panico, ma per invitare l’equipaggio ad una riflessione attenta,
ad un costruttivo dialogo sociale e predisporsi comunque a salvare i passeggeri ...
... in caso di naufragio.