Maschi o femmine?

Lascia molto perplessi una campagna che si sta orchestrando in Italia per diffondere l'idea che i maschi e le femmine, in classi separate, rendono entrambi meglio nel loro profitto.
Stupisce come si possa passare disinvoltamente sopra l'idea che non debba essere praticata alcuna distinzione nella società in base ai sessi.
Si spera che domani non sorga qualche studioso a dimostrare che i bianchi rendono meglio a scuola se sono separati dai ragazzi diversamente colorati.
Non va accantonata l'idea che questa campagna di stampa sia orchestrata da un istituto privato operante a Milano, che fa di tale separazione il
perno della sua proposta didattica e che non difetta certo di marketing.
Naturalmente se una scuola così venisse impiantata in via Quaranta, in un'ex fabbrica dismessa,
sarebbe un pasticcio milanese, se la si impianta in
un elegante palazzo della borghesia milanese, allora non è pasticcio, ma un raffinato servizio elevato alla futura classe dirigente.
Farebbe bene la stampa a non amplificare artificiosamente discutibili esperimenti didattici, spacciati per necessari adeguamenti alle ultime ricerche scientifiche sul cervello di uomini e donne.
Chi volesse rabbrividire per lo schematismo pubblicitario con cui si tratta il più delicato momento didattico, può leggere l'intera pagina 16 "Le nuove frontiere dell'educazione" di lunedì 12 settembre 2005 su "La Repubblica", in cui orgogliosamente la celebre testata esibisce, con tanto di copyright
(se lo tenga, non la riproduciamo certo) un testo di Newsweek tradotto da Anna Bissanti.