Cubo o sasso?
"La scuola una volta era un cubo grigio e malinconico, poggiato
stabilmente su se stesso,
i programmi erano identici nei secoli, i libri e
i professori fissi come gli spigoli."
Così Marco Lodoli per l'apertura del nuovo anno scolastico [M. Lodoli,
L'emozione dei ragazzi e la rabbia dei professori, La Repubblica, 11
settembre 2005, Pag.I di Milano].
A rileggere le pagine della scuola più antica, già
dai tempi di De Amicis, non si direbbe che tutto era un cubo. Si avrebbe
piuttosto l'idea di un grosso sasso staccatosi da una montagna, non ancora
levigato, con evidenti striature delle più diverse sedimentazioni
all'interno, lanciato come un'avventura in un corpo sociale attento a
cogliere tutti gli effetti possibili di quel lancio.
Certo, Lodoli ha ragione dicendo che i professori entrano in aula già
arrabbiati, dopo essere passati da "interminabili" collegi docenti e
"sterili" consigli di classe. Ha ragione a rappresentare il mugugno, ma non
affonda nel vivo di un bisogno rimasto ancora disatteso: la riforma degli
organi collegiali.
Non se ne può più di collegi in cui ex presidi, soprannominati dirigenti,
non sentono il dovere neanche di rispettare la regola più elementare della
procedura dell'istituto assembleare. Continuano a parlare per tutta la
durata del collegio. Si sentono in diritto di attribuire il loro giudizio a
ogni intervento. Si impedisce che nel dibattito tra docenti (e solo tra
docenti) emerga una riflessione sulla didattica e sulla valutazione.
Si sono trasformati i collegi dei docenti in tribune dei dirigenti.
Si è inventata, nella pratica, a spregio di qualsiasi eccesso di delega, la
nomina di un vice del dirigente per ogni classe, soprannominato coordinatore
di classe, con il compito di presiedere i consigli di classe, che finiscono
sempre con l'essere talmente sterili, da non offrire neppure al dirigente
vero il polso dei
propri docenti.
Senza organi collegiali che rappresentino realmente docenti, studenti,
genitori, il dirigente finisce con l'ignorare la realtà umana che dovrebbe
dirigere e col nutrirsi di puro gossip, abbondantemente circolante nelle
scuole.
Forse è anche questa realtà, aldilà di ogni buona intenzione da parte di
tutti, che fa credere a Lodoli che oggi la scuola non sia più un cubo,
perché ogni scuola ha la "sua" offerta formativa, ma qualcosa di
"imprevedibile".
Invece la scuola rimane ancora un sasso gettato lungo il cammino della
società tutta.
Forse, però, quel sasso, che era macigno, si è usurato a tal punto che tanti
pensano trattarsi di un granellino insignificante nella sua
"imprevedibilità".
In realtà è la pietra insostituibile per accedere ai gradini della crescita
materiale e spirituale di ogni popolo.